Punture accidentali: gli infermieri sono i più colpiti

239376SDCCMYK35Il fenomeno delle ferite da puntura o tagli accidentali a cui è esposto il personale sanitario in servizio nei reparti di degenza registra ogni anno in Italia circa 100.000 incidenti, 1.200.000 in Europa. Nel mondo ogni anno sono 3 milioni gli incidenti con pungente o tagliente contaminato. Il 37% delle epatiti B, il 39% delle epatiti C e il 4,4% delle infezioni da Hiv contratte dagli operatori sanitari sono direttamente riconducibili a un’esposizione professionale di tipo percutaneo a materiali biologici infetti. Si consideri poi che circa il 50% degli eventi non viene dichiarato. L’impatto economico di questo problema è noto: il costo medio per diagnostica, profilassi e monitoraggio post esposizione è intorno a 850 euro per ogni evento, per un totale di 72 milioni di euro l’anno. A ciò si aggiungono i costi indiretti dovuti, per esempio, alla perdita di produttività (giorni di assenza dal lavoro e/o sottoimpiego) e all’eventuale risarcimento del danno subito dall’operatore. I più esposti sono gli infermieri (per lo più donne), seguiti dai medici e da altre categorie professionali: nel prelievo ematico e nel posizionamento di cateteri intravenosi la percentuale di infermieri sul totale degli esposti supera l’80%. Il 14 febbraio 2014 il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto di recepimento della Direttiva Europea 2010/32/UE “Prevention from sharp injuries in the hospital and healthcare sector”, che attua l’accordo quadro concluso da Hospeem e Fsesp sulla prevenzione delle ferite da taglio e da punta nel settore ospedaliero e sanitario (Gazzetta del 10 marzo, il d.lgs. 19 febbraio 2014, n. 19). Il d.lgs., in vigore dal 25 marzo 2014, introduce cambiamenti radicali nelle strutture sanitarie. Infatti, chi non adotta procedure e dispositivi atti a ridurre drasticamente le punture accidentali da taglio è soggetto al rischio di sanzioni e conseguenze penali.