Quale governance per la one health in chiave digital?

L’interazione tra salute umana, salute animale e ambiente rappresenta un tassello imprescindibile, come ci ha insegnato l’esperienza del Covid-19. Alcune suggestioni su come sviluppare sistemi digitali in chiave one health sono arrivate dal Forum PA Digitale in SanitĂ  tenutosi a Roma a fine ottobre.

Ricordiamo che l’Agenda 2030 dell’Onu sullo sviluppo sostenibile si articola in 17 obiettivi, di cui il punto 3 recita proprio “benessere e salute per tutti incentrato sulla one health”.
Già all’inizio del 2015 qualcuno preconizzava quello che è successo qualche anno più tardi con il Covid-19.

Ancora scarsa consapevolezza e peggioramento con la pandemia

«Il problema della One Health è che non esiste ancora un livello tale di consapevolezza da poterla perseguire come obiettivo», ha sostenuto Carla Collicelli, Relazioni Istituzionali CNR-Ethics e ASviS, intervenuta alla sessione “Quale Governance per la one health, digital?” in occasione del Forum PA Digitale in SanitĂ  tenutosi a Roma il 26 e 27 ottobre.

«ASviS, che raccoglie 320 associazioni, effettua un regolare monitoraggio che ha mostrato che fino all’inizio della pandemia si stavano portando avanti piccoli miglioramenti, ma non particolarmente significativi; la pandemia ha quindi interrotto qualsiasi progresso, con un peggioramento di tutti gli indicatori: speranza di vita, accesso alle cure, equità di accesso. A oltre due anni di distanza, è imprescindibile riflettere e analizzare ciò che va fatto, puntando su governance e sostenibilità».

One Health: possibile solo grazie al digitale

«Ragionare in termini di One Health è oggi possibile esclusivamente attraverso le tecnologie digitali» ha affermato Francesco Gabbrielli, direttore del Centro Nazionale per la Telemedicina e le Nuove Tecnologie Assistenziali dell’ISS.
«Il punto cruciale è poter disporre di dati strutturati e avere l’abilità di saperli leggere».

Oggi abbiamo la possibilità di raccogliere una marea di dati, ma nell’assistenza sanitaria gli stessi devono essere utili a strutturare sistemi sanitari più efficienti. E in questo l’Italia è molto indietro rispetto ad altre realtà.

«Questo è dovuto essenzialmente a due gap: telecomunicazioni, dal momento che una parte del Paese non è cablata; modalità uniforme di gestione del dato, a causa della mancanza di piattaforme per un loro utilizzo coordinato».

«Il ruolo dell’Agenas in questo processo è quello di uniformare il percorso quanto più possibile», ha sostenuto Antonio Fortino, direttore del Dipartimento Area Sanitaria dell’Agenas.
«Il ruolo delle aziende e dei direttori di distretto è quello di lavorare a stretto contatto con la prevenzione, perché occorre rompere i silos tra ospedali e prevenzione».

Ambiente e sicurezza alimentare: due elementi nevralgici per il pianeta

Il fatto che oggi salute umana e sicurezza alimentare debbano appartenere allo stesso paradigma cambia in qualche modo i termini di complessitĂ  del sistema.
One health è collaborazione medico-veterinaria, un binomio che ormai, nel post pandemia, si è affermato.

Lentamente sta avanzando anche l’altro binomio, legato all’ambiente e alla sicurezza alimentare, che è peraltro un settore che impatta per il 33% a livello di consumo energetico, con le produzioni agricole che drenano il 70% dell’acqua e il settore che rappresenta il primo driver di perdita di biodiversità.

A tacere del fatto che entro il 2050 saremo 10 miliardi. Da una parte il sistema sta sovra-sfruttando le risorse e mentre il 60% della popolazione europea è in sovrappeso o obesa e l’obesità infantile interessa il 13% degli under 18, lo spreco alimentare interessa il 30% della produzione.

Esiste una unica risposta a questa situazione: mangiare meno e meglio, per noi e per l’ambiente in un’ottica One Health, che guarda alle interconnessioni esistenti a tutti i livelli.
Il digitale in questo ecosistema ha ampi spazi d’azione: basti pensare al sistema di sorveglianza messo in campo per il Covid-19 e oggi utilizzato per la listeria alimentare.

Puntare all’interoperabilità dei sistemi

Giancarlo Bizzarri, amministratore unico Punto Zero Scarl, ha sottolineato l’importanza di sistemi interoperabili, di architetture regionali condivise e di condivisione tra sanità e pubblica amministrazione.

«Prima pensare ai contesti, poi sviluppare sistemi. E in questo il PNRR può rappresentare un elemento di facilitazione importantissimo», è intervenuto Nicola Mangia, Italy Public Sector, general manager DXC Technology.

One health: stato di attuazione e criticitĂ 

La one health rappresenta una leva strategica per rivedere la sanità e l’approccio alla salute in maniera diversa andando a integrare il SNPS – sistema nazionale di prevenzione della salute con il SNPA – sistema nazionale di prevenzione ambiente.
A oggi l’impianto istituzionale italiano per la one health è ancora troppo focalizzato solo sull’ambito salute.

«Il PNRR aiuterà ad andare nella giusta direzione in modo concreto e incisivo ma non sarà possibile fare nulla in assenza di personale. Che deve essere aumentato sia da un punto di vista qualitativo, sia quantitativo. L’ecosistema si allarga, rompe i silos, serve una governance e una nuova formazione. Una governance che sia però evidence based», ha sottolineato ancora Collicelli.

Umberto Agrimi, direttore Sicurezza Alimentare, Nutrizione e sanità Pubblica veterinaria dell’ISS ha rimarcato l’importanza dell’integrazione di alcuni ambiti.

«Occorre dotarsi di piattaforme capaci di raccogliere e analizzare dati e quindi condividerli, come è stato con il Covid-19. Il settore ambientale è complesso anche perché può determinare ricadute importanti anche in termini di salute».

Elena D’Alessandri