“Morire di anestesia”, più che un pensiero è uno dei principali timori che ogni paziente ha prima di sottoporsi a un intervento chirurgico. In realtà il rischio oggi si è molto ridotto rispetto al passato, grazie all’utilizzo di nuovi farmaci, all’introduzione di procedure standardizzate e di tecnologie al servizio sia del chirurgo sia del paziente per il monitoraggio dei suoi parametri vitali anche dopo l’intervento.
Il rischio si è molto ridotto, ma non annullato; la mortalità sfiora l’unità ogni centomila procedure.
Quali requisiti deve dunque avere una sala operatoria per garantire la sicurezza tanto dei pazienti quanto degli operatori? Meglio una sala operatoria per ogni reparto oppure tante sale in un unico blocco operatorio? Da chi deve essere guidato il blocco operatorio? Quale futuro per i piccoli ospedali?
Abbiamo rivolto queste domande ad Angelo Gratarola (AOU San Martino di Genova), Luca Brazzi (Città della Salute di Torino), Angelo Raffaele De Gaudio (AOU Careggi di Firenze) ed Enrico Polati (Università degli Studi di Padova) a margine dell’evento “Da un sistema ospedale-centrico a un sistema di reti di ospedali sicuri”.
Tiziana Azzani