Radioterapia cranica e telemedicina, uno studio dagli Usa

Stroke: un supporto virtuale ai caregiver può essere utile?

Ricercatori del Dipartimento di Neurochirurgia e di Radiologia oncologica della West Virginia University hanno pubblicato uno studio dedicato all’applicazione della telemedicina alla gestione di pazienti sottoposti a radioterapia cranica, in particolare a quelli residenti in un contesto rurale. Per questi pazienti può infatti essere difficile raggiungere gli ospedali per i controlli di routine e la telemedicina può essere uno supporto valido.

Tra il 2020 e il 2021 l’ospedale universitario locale ha introdotto nel proprio protocollo di follow-up dei pazienti sottoposti a radioterapia cranica anche la telemedicina.
Lo studio qui considerato presenta i risultati delle analisi statistiche condotte sui dati relativi a diagnosi, dati demografici, distanza dalla clinica di riferimento e tipologia della visita dei pazienti trattati nei due anni di riferimento.

Si parla in tutto di 208 individui e di 331 visite in telemedicina, condotte nell’arco di 12 mesi. Tra i pazienti, la maggioranza, corrispondente al 60%, aveva una diagnosi per meningioma o metastasi. L’etĂ  media è di 62 anni e il reddito medio famigliare di 44,752 dollari. Gli autori hanno anche calcolato la distanza media che i pazienti avrebbero dovuto percorrere per raggiungere l’ospedale, pari a 66,3 miglia, per un totale riferito a tutti i pazienti di 44,596 miglia. Il 57% dei partecipanti ha utilizzato il mezzo video per il primo incontro, mentre i restanti 90 hanno preferito il contatto telefonico: i due strumenti non sono equiparabili, dal momento che a video il medico può accorgersi di alcuni aspetti del paziente che perde tramite la cornetta telefonica.

Alla fine dello studio, dopo 12 mesi, il numero di pazienti visitati via video è aumentato a 138. Analizzando i dati a loro disposizione gli autori hanno individuato alcuni fattori che possono far prevedere se un paziente opterĂ  o meno per il video: il primo è come si trovano alla prima visita… contano poi la distanza dall’ospedale e il numero di incontri necessari in un anno. EtĂ  del paziente, disponibilitĂ  economica e stato rurale, se così si può dire, non incidono sulla scelta della telemedicina da parte dei pazienti. Questi dati sono importanti perchĂ© consentono di organizzare meglio il servizio e, potenzialmente, di estenderlo ad altri pazienti. Come per molti altri ambiti della medicina, i servizi da remoto possono andare incontro alle esigenze dei pazienti, permettendo loro di ridurre il tempo richiesto per la visita dovuto al viaggio.

Ciò può essere utile per i pazienti piĂą anziani, che spesso devono chiedere un sostegno ai propri caregiver, ma anche ai piĂą giovani, che devono chiedere giornate di permesso a lavoro. La telemedicina offre un’opzione alternativa. Certo, occorre accertarsi che il servizio a distanza sia efficace e sicuro quanto quello in presenza. In questo studio non si dice nulla rispetto alla bontĂ  del servizio: non sappiamo se, rispetto a pazienti visitati in presenza, vi sia una maggiore incidenza di peggioramenti o simili. Si tratta infatti di uno studio esclusivamente di carattere organizzativo.

(Lo studio: Cifarelli DT, Weir JS, Slusser JD, Smith TM, DeWitt R, Cifarelli CP. Telemedicine for Cranial Radiosurgery Patients in a Rural U.S. Population: Patterns and Predictors of Patient Utilization. Telemed J E Health. 2022 Jan 25. doi: 10.1089/tmj.2021.0519. Epub ahead of print. PMID: 35076292)

Stefania Somaré