Quando si parla di best practice in oncologia si pensa anche alle reti oncologiche che stanno sorgendo a livello regionale in varie realtà: condividere esperienze e modelli organizzativi può aiutare questo sviluppo. Un esempio è la rete oncologica piemontese, che da anni è un punto di forza del SSR.

Oscar Bertetto

Oscar Bertetto, direttore della Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta, ha spiegato: «la Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta si caratterizza per una presa in carico tempestiva dei pazienti presso i Centri Accoglienza e Servizi, dove un medico, un infermiere e un amministrativo esperti nei percorsi oncologici provvedono all’esecuzione degli esami di diagnosi e stadiazione previsti, con la possibilità in presenza di particolari fragilità anche di un intervento dello psico-oncologo e dell’assistente sociale.

La Rete si distingue per la qualità dell’assistenza garantita dai gruppi interprofessionali di cura, per l’insieme degli specialisti che definiscono la strategia terapeutica migliore prevista dai PDTA redatti per ciascun tipo di tumore e costantemente monitorati con appositi indicatori, per l’individuazione di centri di riferimento per le diverse patologie neoplastiche in base all’esperienza degli operatori, alle tecnologie presenti, al volume di attività, al modello organizzativo».
Tra i vantaggi di una rete oncologica vi è anche quella di favorire la ricerca, come conferma Bertetto: «una delle sue caratteristiche è la capacità di portare avanti studi di popolazione con il coinvolgimento di tutte le Unità di Urologia nel protocollo Start di sorveglianza attiva per il carcinoma della prostata e di tutte le chirurgie per l’adozione del protocollo ERAS per gli interventi del carcinoma del colon retto e per progetti innovativi nel campo della prevenzione, con la diffusione del codice europeo contro il cancro, nel sostegno alle famiglie fragili, nella promozione delle cure palliative, nell’affermazione della bussola dei valori, un riferimento per tutti gli operatori».

Oggi la Rete ha necessità di fare un salto di qualità, portando innovazione tanto in clinica quanto nell’assetto organizzativo, in modo tale da poter dialogare più facilmente con altri sistemi regionali.

La sfida è quella di una politica regionale che stimoli, per esempio, l’innovazione tecnologica e un maggiore sviluppo dell’Health Technology Assessment, l’utilizzo di reti telematiche per superare le distanze tra gli operatori nella condivisione e discussione dei casi, la spinta per sviluppare al meglio l’oncologia di precisione, i PDTA e il sistema hub&spoke tra i vari centri».

Stefania Somaré