Retinopatia diabetica: intelligenza artificiale efficace per lo screening di primo livello

Il diabete è una patologia metabolica che porta con sé una serie di importanti squilibri. Le complicanze più importanti sono piede diabetico, nefropatia cronica, ipertensione e retinopatia diabetica.
Quest’ultima, in particolare, colpisce circa il 30% dei diabetici e, se non trattata per tempo, può evolvere in ipovisione grave, fino alla cecità. L’ideale sarebbe quindi individuare per tempo i pazienti che stanno sviluppando questa forma di retinopatia.
Per supportare gli specialisti negli esami del fondo oculare necessari, almeno per alleggerirli dal primo screening, l’Asl 5 di Torino utilizza l’algoritmo DAIRET (Diabetes Artificial Intelligence for RETinopathy).

Per dimostrarne l’efficacia, è stato allestito uno studio che ha arruolato 85 pazienti, ognuno dei quali è stato visitato dall’oculista e sottoposto a uno screening tramite l’algoritmo DAIRET. Confrontando gli esiti dei due percorsi diagnostici, gli autori hanno potuto dimostrare una capacità di individuare presenza di retinopatia del 91.6% per i casi lievi e del 100% per i casi moderati. Non solo: l’algoritmo di è dimostrato anche altamente specifico, ovvero capace di identificare correttamente i soggetti sani, pari all’82.6%, il che garantisce che vi siano pochi falsi positivi.

Spiega Carlo B. Giorda, direttore della Diabetologia Territoriale dell’Asl Torino 5 e coordinatore dell’équipe che ha condotto lo studio: «l’algoritmo si è mostrato efficace e utile nell’effettuare una prima diagnosi di presenza o assenza di retinopatia e nel riconoscere lesioni elementari a carico della retina, limitando il numero di persone da sottoporre a visita oculistica, che di norma, secondo linee guida, le persone con diabete devono effettuare ogni due anni. Può essere gestito da personale infermieristico e favorisce uno sveltimento del percorso diagnostico, con minor onere per gli specialisti e ridotto tempo di attesa per i pazienti».
I vantaggi dell’implementazione di questo supporto per lo screening di primo livello sono quindi utile su più fronti.

Aggiunge Alberto Piatti, responsabile dell’Oculistica Territoriale dell’Asl Torino 5 e primo autore della ricerca: «DAIRET ha un’elevata sensibilità anche per le forme più lievi di retinopatia, caratteristica questa non sempre presente in analoghi sistemi in uso. Ciò è fondamentale perché, se è vero che la diagnosi delle forme avanzate necessita poi di un intervento quasi esclusivo dell’oculista, la scoperta di retinopatia lieve permette al diabetologo di agire subito, aggiustando la terapia per il diabete o modificando lo stile di vita della persona, prevenendo allo stesso tempo il peggioramento della complicanza».

Ciò significa spesso evitare che vi sia un’evoluzione e che la vista venga intaccata, il che offre un po’ di tranquillità alle persone affette da diabete che, in molti casi, temono proprio di diventare ciechi. Questi risultati possono spronare sempre più realtà diabetologiche a utilizzare l’algoritmo che, però, non è valido in termini medico-legali a fini di refertazione: può solo indicare quali pazienti far valutare dall’oculista per una diagnosi definitiva. D’altronde, al momento, in Italia non è possibile utilizzare nessun sistema di intelligenza artificiale come sistema diagnostico definitivo: la normativa non lo prevede.
È invece possibile servirsi dell’intelligenza artificiale per scremare la popolazione e ridurre il numero di soggetti da sottoporre allo specialista.

(Lo studio: Piatti A, et al. Diabetic Retinopathy Screening with Artificial Intelligence: A Pivotal Experience in Italian Healthcare System – Preliminary Report. Diabetes Obes Int J 2022, 7(S1): 000S1-008)

Stefania Somaré