Il picco epidemico che ha travolto il nostro Paese tra marzo e maggio ha portato alla sospensione di gran parte delle attività mediche non emergenziali in molti ospedali del Paese, con annullamento degli interventi chirurgici e delle visite ambulatoriali differibili.
A qualche mese di distanza, la situazione è ancora difficile e le liste d’attesa si sono allungate per molte discipline mediche, tanto che prenotare una visita in ospedale è impresa ardua per il cittadino, a meno di avere un’urgenza indicata in ricetta.
La questione riguarda anche gli screening oncologici: l’Associazione Italiana Oncologia Medica ha dichiarato che molte donne hanno sospeso i controlli di routine, il che potrebbe tradursi in un ritardo diagnostico per tumore al seno.
Si tratta di una situazione grave che, secondo Carlo Palermo, presidente di Anaao Assomed, rischia di ridurre ulteriormente la fiducia degli italiani nei confronti del SSN.
In una recente dichiarazione Palermo ha sottolineato che nei mesi passati sono state cancellate più di 13 milioni di visite specialiste, non sono stati effettuati 300.000 ricoveri ordinari e 500.000 ricoveri chirurgici e sono stati rinviati 4 milioni di screening oncologici.
Esiste una soluzione? Il suggerimento di Palermo è, in primis, l’assunzione di nuove unità di personale sanitario (medici, infermieri, dirigenti), che consentirebbero di riprendere le attività ordinarie.
Accanto alle nuove assunzioni, si dovrebbero stabilizzare i contratti precari stipulati per far fronte al picco epidemico.
Un ulteriore aspetto riguarda l’incremento dei fondi finalizzati alla produttività aggiuntiva: secondo Palermo, i 500 milioni di euro previsti dal Decreto Agosto non sono sufficienti per fare fronte alle esigenze odierne di salute.
In ultimo, occorre investire nell’ammodernamento dei nostri ospedali, anche in previsione di future possibili pandemie.
Stefania Somaré