Ripartiamo con energia per gestire il cambiamento

Umberto Nocco

Spero sinceramente vi siate tutti riposati. Anche se il nostro settore non va mai in vacanza. Abbiamo (forse) sollevato un po’ il piede dall’acceleratore nei mesi estivi, che però per i tecnici sono spesso il momento per fare quei lavori che richiedono un fermo anche solo parziale dell’attività.

Il numero di questo mese ci presenta uno spaccato, forse meglio dire un sottoinsieme, di temi e argomenti caldi: efficienza, gestione del rischio, cybersicurezza, progettazione di ospedali sostenibili. Come sempre potremmo cavarcela dicendo che …“sono sempre le stesse cose”, ma essendo più onesti dobbiamo almeno considerare che:

  1. evidentemente c’è ancora da lavorare. Il punto non è avere ancora tanto (o poco) da fare sul tema, ma riconoscere che le nostre organizzazioni sono intrinsecamente statiche, restie al cambiamento o comunque in grado di accettare pochi cambiamenti, meglio se lenti. Questo richiede, da un lato, una convinzione, una devozione al progetto (un commitment, come direbbero gli inglesi) da parte di chi lo conduce basato sulla certezza che quello che si propone di realizzare è utile per l’organizzazione, per il modo di lavorare e, ultimamente, per i pazienti; dall’altro, la disponibilità ad ascoltare gli altri, a recepire modifiche e suggerimenti se possono concorrere al miglioramento di quanto abbiamo pensato
  2. dobbiamo essere in grado di prioritizzare i progetti e la loro realizzazione. Tutto in contemporanea e in fretta è impossibile. Impossibile perché questo cambiamento richiede tempo e il nostro tempo è “finito”, limitato da n fattori. Quindi troppi progetti tutti insieme, oltre a creare confusione, potrebbero non essere compatibili con le nostre risorse e le nostre capacità di risposta. A questo punto occorre scegliere cosa si vuole fare per forza, cosa vale la pena impostare, cosa conviene rimandare perché, oltre a non essere realizzato, potrebbe anche minare la conclusione delle altre progettualità in corso
  3. comunicare i progetti, l’obiettivo, l’utilità e gli step da attuare. Questo perché tutti siano coscienti e non vedano la cosa come un’imposizione di qualcuno, come la sua voglia di farsi vedere. Cerchiamo sempre di realizzare qualcosa di nuovo tentando di modificare, adattare, stiracchiare la sua realtà quotidiana. Ogni tanto sarebbe meglio una modalità disruptive, distruttiva: cambio totale da oggi a domani, lacrime e sangue per il primo periodo, ma probabilmente una maggiore rapidità nell’attuazione. Attenzione: questo approccio non permette di ridurre i tempi di attuazione perché occorre dedicare il giusto tempo alla progettazione, che dovrà essere sempre puntuale e attenta a tutte le variabili, ma forse l’attuazione potrebbe essere meno faticosa. Ma non tutto è realizzabile in questo modo. In ogni caso, non può essere evitata una giusta, completa ed esaustiva comunicazione.

Si tratta quindi di gestire il cambiamento. È un lavoro (nel lavoro).

Quindi… ripartiamo possibilmente con energia e con la costante volontà di realizzare qualcosa di migliorativo. Sono convinto che le idee, le competenze e la passione non ci manchino. Ogni tanto, però, abbiamo bisogno di ritrovare una rotta e il riposo estivo spero sia stato utile anche per questo.