Uno degli strumenti più semplici utilizzati in ospedale per prevenire il rischio biologico è rappresentato dai disinfettanti, sostanze chimiche in grado di uccidere microrganismi potenzialmente dannosi e, al tempo stesso, essi stessi virtualmente pericolosi per chi vive l’ambiente ospedale. Se scelti in modo errato, i disinfettanti possono infatti produrre rischio chimico nelle strutture in cui sono utilizzati oltre ad andare a impattare sui depuratori delle acque reflue degli ospedali, uccidendone i fanghi attivi. Ecco cosa è stato sottolineato durante la sessione “Misure di prevenzione del rischio chimico e biologico. La corretta definizione delle specifiche degli acquisti e le responsabilità del farmacista delle aziende sanitarie” nell’ambito del XXXVII congresso nazionale Sifo (Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici delle Aziende Sanitarie), svoltosi a Milano dal 2 al 4 dicembre.
Che cosa è dunque necessario fare? È essenziale scegliere in modo accurato i prodotti da inserire nei capitolati di gara e le caratteristiche tecniche che devono avere, ricordandosi che, a seconda dell’uso che se ne deve fare, vanno classificati in modo differente: sono farmaci se servono per disinfettare la cute lesa; dispositivi medico-chirurgici o biocidi, secondo la nuova dicitura europea, se usati per disinfettare la cute sana e per trattare l’ambiente; dispositivi medici se servono per disinfettare dispositivi medici. Durante l’incontro si è poi sottolineata l’importanza di utilizzare gli strumenti forniti da ECHA, l’Agenzia Europea delle sostanze chimiche, che consentono di individuare quali ingredienti presenti nei disinfettanti sono oramai vietati, quali in attesa di verifica e quali da utilizzare, così come di verificare, per ogni prodotto acquistato, quali sono le precauzioni e le modalità d’uso. Nella scelta bisogna quindi orientarsi verso il prodotto più efficace e al contempo più ecosostenibile e delicato per l’uomo.
Un ultimo aspetto fondamentale è farsi rilasciare dal venditore la scheda tecnica del prodotto e anche il documento che attesta che è stato testato specificamente per l’uso in ambito sanitario. Tali documenti devono poi essere conservati.
Stefania Somaré