Negli ultimi anni il sangue placentare è divenuto materia prima per la realizzazione di vari emocomponenti, tra cui globuli rossi, piastrine e plasma, nonché farmaci, come colliri e gel capaci di stimolare la rigenerazione tissutale, oltre che come sorgente di cellule staminali emopoietiche da trapiantare in pazienti affetti da gravi patologie ematologiche.
Presso la Banca del Sangue del Cordone Ombelicale del Policlinico Agostino Gemelli di Roma sono stati sviluppato vari studi per definire la sicurezza e fattibilità di una trasfusione allogenica di globuli rossi nei neonati prematuri, mentre in Kenya si sta attuando un programma di trasfusione simile in pazienti pediatrici affetti da anemia: sin qui sono stati trattati 55 bambini e nessuno ha avuto effetti collaterali.
L’interesse verso questo componente è davvero alto. C’è però necessità di un’armonizzazione regolatoria a livello nazionale e internazionale degli emoderivati, dei reagenti, dei device e dei farmaci che possono essere prodotti a partire dal sangue placentare.
Un primo aspetto fondamentale è che la donazione di sangue ombelicale sia volontaria, e non remunerata. Proprio per favorire questa armonizzazione è nato il progetto Nupla (Nuovi reagenti, dispositivi medici, emoderivati e farmaci ottenuti dal sangue placentare), ideato da Meditalia e dal Centro Nazionale Sangue, autorità competente del Ministero della Salute per le attività trasfusionali.
Stefania Somaré