Interessate le coorti 1969-1989, i soggetti seguiti dai Ser.D e chi è detenuto.
Provocata dal Hepatitis C Virus (HCV), l’epatite C è una patologia infettiva che si potrebbe definire latente, nel senso che non causa una sintomatologia chiara; purtroppo, però, può progredire nel tempo e determinare cirrosi epatica prima ed epatocarcinoma poi.
Fortunatamente esistono antivirali efficaci per eradicare la malattia, ma per utilizzarli occorre individuare i soggetti infetti. L’OMS ha stabilito di arrivare al completo eradicamento dell’epatite C dal mondo entro il 2030: a tal fine ogni Stato è chiamato a effettuare screening sulla popolazione.
Il rapporto costi-benefici di questi screening è noto: secondo uno studio condotto dal Centro Nazionale per la Salute Globale dell’ISS in collaborazione con il Centro di Studi Economici e Internazionali e HTA (CEIS-HTA) dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, infatti, uno screening più incisivo, allargato alla coorte 1948-1968, potrebbe favorire l’eradicamento, oltre a una riduzione dei costi, stimata per circa 62.289.549 di euro in 10 anni.
Al momento, tuttavia, si stima che in Italia vivano circa 200 mila persone con epatite C non diagnosticata. Lo screening nazionale esiste, ma è lasciato nelle mani delle singole Regioni che non sempre si sono dimostrate efficaci: non mancano i casi di screening solo parziali o di strutture allestite ma mai ben utilizzate.
Le ultime novità sullo screening
La Conferenza Stato-Regioni ha sancito l’intesa per prorogare il Fondo Nazionale per lo screening nazionale gratuite del HCV fino al dicembre 2024, ma la proroga vale solo per alcune coorti: i nati tra il 1969 e il 1989, i soggetti seguiti dai Servizi per le Dipendenze patologiche (Ser.D) e chi è detenuto in carcere.
Per aumentare l’aderenza da parte della popolazione allo screening, che resta su base volontaria, si potrebbe pensare di renderla proattiva, per esempio proponendo il test a tutte le persone appartenenti alla fascia di età stabilita che entrino in ospedale per un ricovero o un esame.
Inoltre, si potrebbe inserire l’outcome di partecipazione al test come obiettivo dell’operato dei direttori generali delle diverse aziende sanitarie, dal momento che sono loro, alla fine, a doverlo proporre, organizzare ed effettuare. Si noterà che la coorte dei nati tra il 1948 e il 1968 non è inserita nello screening gratuito, sebbene qualcuno suggerisca di farlo: usando come via principale di trasmissione il sangue, infatti, il virus potrebbe essersi diffuso con le trasfusioni di sangue. Sangue che solo negli ultimi decenni ha iniziato a essere controllato.
Altro contesto fortemente caratterizzato dalla diffusione del virus è quello dei tossicodipendenti, per lo scambio di siringhe: in questo caso sarebbe utile che i Sed.D potessero effettuare il test e, una volta ottenuto l’esito, iniziare la terapia nello stesso giorno. Proprio alla popolazione di tossicodipendenti seguiti dai Ser.D è dedicato il progetto Hepatitis in Addiction Network Delivery – HAND, giunto alla fine della sua quinta edizione.
HAND, esiti dei primi cinque anni
Patrocinato da SIMIT, FeDerSerD, SIPaD e SITD, il progetto HAND ha contribuito a erogare oltre 10.000 test rapidi per il virus HCV negli ultimi cinque anni, formando contestualmente 2500 operatori e distribuendo 100 mila materiali informativi alla popolazione target per sensibilizzarla all’importanza di effettuare il test.
Grazie a progetti come HAND si potrebbe raggiungere davvero l’obiettivo dell’eliminazione della malattia entro il 2030. Tuttavia, HAND, come altre realtà, per aumentare la propria efficacia necessita di fondi.