In occasione della Giornata Mondiale della Prematurità (World Prematurity day), manifestazione globale, celebrata in più di 60 Paesi, che dal 2011 ha come obiettivo quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della prematurità e delle problematiche a essa connesse.
In Italia ogni anno nascono più di 30 mila prematuri, che rappresentano il 7% circa del totale dei nati nel nostro Paese; questo valore non sembra essersi modificato significativamente nel tempo neanche nell’attuale emergenziale. Unica eccezione è rappresentata dalle gestanti che hanno contratto il Covid-19, nelle quale le nascite premature sono salite al 19,7% del totale delle nascite.

Come noto, i neonati pretermine sono più fragili, più vulnerabili, rispetto ai nati a termine, e presentano un alto rischio di complicanze; questa condizione, tra l’altro, spesso non interessa solo le prime settimane di vita ma si protrae per tutta la vita.
A fronte di ciò, negli anni si è assistito a una progressiva evoluzione nella cura del bambino nato pretermine e, insieme ai progressi della medicina, è stata assegnata una attenzione crescente ad alcune tipologie di trattamenti in grado di garantire benefici sia per la crescita che per un migliore equilibrio psico-fisico del bambino.
È emersa così, sempre con maggiore forza, l’importanza della presenza, vicinanza, dei genitori nei reparti sin dai primi giorni, della Kangaroo Mother Care (la “marsupio-terapia”, basata sul contatto pelle a pelle madre neonato) nonché del supporto psicologico da offrire a quelle famiglie travolte da un’esperienza inattesa ed estremamente faticosa come la nascita di un figlio prematuro.

Verso la “zero separation” genitori-bambino

Nel corso di questa difficile emergenza pandemica in cui, specialmente nella prima fase Covid, è stata messa in atto una chiusura precauzionale dei reparti, e soprattutto, delle Terapie Intensive Neonatali, la Società Italiana di Neonatologia si è espressa al riguardo con chiarezza e fermezza, dichiarando che il genitore non è un visitatore qualsiasi ma è parte integrante, cruciale, del percorso di cura che deve essere garantito al prematuro anche in questo periodo di grave emergenza.

«Le cure intensive mirate a garantire la sopravvivenza nei neonati pretermine, a supportare la ventilazione, ad assicurare l’apporto nutrizionale nel modo più adeguato, a proteggere dalle infezioni, non bastano più: è un nostro preciso impegno proteggere anche la relazione madre-bambino e la genitorialità.
Il ricovero in Terapia Intensiva Neonatale comporta il rischio di separazione tra genitore e bambino, aumentato nell’emergenza Covid-19, per esigenze cautelative di contenimento del contagio.
Dobbiamo sostenere il più possibile la “zero separation”, cioè garantire la vicinanza genitori-neonato, anche nel difficile periodo che stiamo vivendo», ha sostenuto il presidente della Società Italiana di Neonatologia, Fabio Mosca, in occasione della Giornata Mondiale della Prematurità 2020, celebrata il 16 novembre con una giornata di incontro e confronto, tenutasi in modalità live streaming, dal titolo “Prendiamoci cura del futuro”.

Nonostante il grande impegno della SIN e di Vivere Onlus – Coordinamento delle Associazioni dei Genitori – ribadito con forza anche nelle prime settimane di pandemia – e nonostante numerose evidenze scientifiche abbiano messo in luce quanto una separazione precoce dai genitori sia fonte di stress per il bambino che può produrre outcome negativi a breve e medio termine, il ruolo terapeutico del contatto con la famiglia fin dalle primissime giornate di vita del prematuro, nel nostro Paese, non viene sempre riconosciuto con la dovuta attenzione.

«Con un coinvolgimento precoce della famiglia si rafforzano quelle connessioni emotive fondamentali per lo sviluppo neuro cognitivo del bambino e si determinano effetti positivi sull’esito della salute neuro-comportamentale a distanza.
Lo stabilirsi di un legame relazionale precoce favorisce, inoltre, l’accettazione delle difficoltà presenti nel figlio ricoverato e contribuisce a creare le basi per accrescere la fiducia nelle proprie capacità genitoriali», ha proseguito Fabio Mosca. «Il contatto pelle-a-pelle e l’allattamento al seno sono momenti essenziali per promuovere un sano sviluppo del neonato.
Per questo ogni bambino ha il diritto di beneficiare sempre della presenza dei genitori».

La “zero separation”, campagna promossa dall’EFCNI – European Foundation for the Care of Newborn Infants – e supportata dalla SIN e da tante altre società scientifiche e associazioni presenti in tutto il mondo, dovrebbe essere l’approccio prioritario nei primi momenti di vita del nascituro prematuro; il contatto tra madre e neonato deve essere salvaguardato, mantenuto e difeso, all’interno delle strutture ospedaliere anche durante l’emergenza Covid-19.

Elena D’Alessandri