Sistema sanitario sostenibile ma bisogna investire

238306SDCCMYK35Nel 2013, per la prima volta in quasi vent’anni, la spesa pubblica in sanità è diminuita, non solo in termini assoluti – nel 2013 la spesa sanitaria italiana è stata di 112,6 miliardi, l’1,2% meno del 2012 – ma anche in rapporto al Pil, passando dal 7,3% al 7,2%. In altre parole, dopo anni di lacrime e sangue, di crisi e tagli, la sanità italiana ha retto e lo ha fatto anche bene. Anche «il disavanzo si è ridotto, a circa l’1% della spesa corrente e anzi, se si contabilizzano le addizionali Irpef incassate nell’anno successivo a ripiano del deficit dell’anno precedente, si può addirittura contabilizzare un avanzo di 518 milioni nel 2012 e di 811 milioni nel 2013». Lo dice il Rapporto Oasi 2014 di Cergas e Sda Bocconi, la fotografia più precisa di questo settore così importante, una delle fonti più importanti di dati ed evidenze scientifiche sulla reale condizione della sanità italiana, che è sempre la terza al mondo quanto a performance, anche se non gode di un’immagine adeguata al suo reale valore.
Allora, giova ripeterlo: la spesa diminuisce per la prima volta dal 1995, il deficit è azzerato e le aziende sanitarie – come hanno affermato i curatori del Rapporto, Elena Cantù e Francesco Longo – «hanno compiuto un piccolo miracolo: pareggio di bilancio e assenza di incremento di spesa da cinque anni con una sostanziale tenuta del sistema nonostante invecchiamento della popolazione, peggioramento epidemiologico, nuove tecnologie e incremento della povertà. Il sistema è ora pienamente sostenibile. Dalla fase di rapido contenimento della spesa prevalentemente con logiche input based, dobbiamo ora riorganizzare i servizi allineandoli all’epidemiologia emergente: è un lavoro di medio periodo, ora possibile, solo perché abbiamo messo a posto i conti. Questa è la sfida che attende il Ssn e le aziende sanitarie devono giocare un ruolo centrale». Però nel clima economico corrente, evidenzia il Rapporto, si è notevolmente ridotta la capacità di investimento da parte del Ssn, che oggi è pari al 5% della spesa sanitaria corrente. Eppure le sfide che attendono il mondo della sanità richiedono sempre più tecnologie e formazione: perché «la buona innovazione tecnologica produce salute e questo è un dato oramai assodato», come dice la prof. Rosanna Tarricone, direttrice del Cergas Bocconi, e perché le risorse umane sono l’elemento fondamentale di un assistenza sanitaria efficace. Ora sarebbe quindi ora di investire, secondo Francesco Longo, anche perché il processo di miglioramento dei conti non è stato indolore: il sistema sanitario nazionale ha visto ridursi le spese per il personale di circa l’1,5% l’anno negli ultimi tre anni a causa della mancata sostituzione di chi va in pensione, del blocco degli stipendi e dell’esternalizzazione di molte attività alle cooperative sociali. Il messaggio del Rapporto, potrebbe quindi essere sintetizzato con: «il nostro sistema ha scricchiolato, ma ha retto. Attenzione però a ulteriori tagli, che potrebbero essere devastanti».

Lorenzo Di Palma