SIT, perché la telemedicina diventi strutturale servono fondi ad hoc

Durante il congresso della Società Italiana di Telemedicina – SIT, tenutosi a Bologna nei giorni scorsi, si è parlato di tecnologia sanitaria come strumento per migliorare l’assistenza al cittadino e ridurre alcune delle difficoltà in cui versano gli ospedali.
Tra tutti gli ambiti della medicina, la Cardiologia è uno di quelli che più ha sperimentato la telemedicina, tanto da aver già prodotto linee guida ad hoc.

Nate dalla collaborazione tra SIT, ISS e altre società scientifiche del settore, queste indicazioni si concentrano su teleriabilitazione cardiovascolare, telemonitoraggio cardiologico, televisita cardiologica e telerefertazione.
Per esempio, stabiliscono che la prima visita con il cardiologo debba sempre avvenire in presenza, per poi eventualmente passate alla tecnologia da remoto.

In questo contesto, la prof.ssa Maria Grazia Modena, vicepresidente SIT, spiega: «uno degli elementi più innovativi risiede nell’approccio verso lo scompenso cardiaco, la prima causa di ricovero in ospedale e la maggiore causa di ricovero inappropriato.

Telemonitorare il paziente a domicilio significa poter vedere a distanza la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa, la saturometria in vari momenti della giornata e valutare l’andamento della terapia; con questi elementi diventa possibile convocare il paziente in ospedale solo a fronte di reali necessità o per controlli regolari.
Si evitano così accessi inutili in ospedale, ricoveri non necessari, assiepamenti di folle e barelle, riducendo anche la diffusione di infezioni nosocomiali.

Un altro capitolo importante delle Linee Guida è il telecontrollo delle aritmie: oltre al classico holter, è possibile vedere gli episodi aritmici su un paziente con dispositivi elettronici come defibrillatori, pacemaker, loop recorder.
I pazienti vengono dotati di un dispositivo collegato con wifi o bluetooth, per cui se si verificano problemi vi sono dei controlli remoti che permettono di far scattare prontamente l’allarme e di procedere a un’immediata convocazione in ospedale.
Questi sono solo alcuni dei numerosi miglioramenti di cui si può giovare tanto la cardiologia quanto la medicina territoriale».

Telemedicina significa anche diagnosi precoce e terapie sempre più personalizzate, obiettivi raggiungibili se questa tecnologia informatica diventa parte del contesto clinico quotidiano, fornendo dati che possono essere elaborati e dare informazioni importanti sui pazienti.
Perché tutte le innovazioni attecchiscano bisogna, però, rendere il terreno fertile. Per questo, la SIT ha elaborato, insieme a medici e teologi, un documento dedicato proprio all’uso della tecnologia in medicina.

Il PNNR dedica un miliardo di finanziamento alla telemedicina, ma non basta. Di questo gli esperti sono convinti. È un primo passo, ma «affinché la telemedicina diventi parte integrante del SSN e permetta di migliorarlo sarà necessario andare oltre il PNRR e disporre di fondi strutturali e progetti di lungo termine», sottolinea l’avvocato Chiara Rabbito, presidente del comitato scientifico nazionale SIT.