Presentato il 26 giugno a Berlino, l’11° STADA Health Report – che dal 2014 offre ogni anno una fotografia dello stato di salute degli europei – restituisce uno scenario in cui, per quanto la soddisfazione dei cittadini per i sistemi sanitari si sia assestata al 58% (con un +2% rispetto al 56% del 2024), questa non coincide con l’equità.

Equità e fiducia, due dimensioni strettamente interrelate

Solo il 51% dei cittadini UE ritiene equo il proprio sistema sanitario, il che incide fortemente sulla fiducia che si ha verso il sistema sanitario pubblico e la sua capacità di rispondere in caso di gravi malattie, e questo con differenze molto marcate tra i diversi contesti: si va dall’80% dei cittadini danesi, che ritiene il proprio sistema sanitario equo ad appena il 21% e 28% dell’Ungheria e della Bulgaria.

Esiste poi un gender gap rispetto a questa variabile: gli uomini sono mediamente più portati a credere che il sistema sia equo (61%) rispetto alle donne (55%).

Come accennato in precedenza il concetto di equità va di pari passo a quello di fiducia: l’83% di coloro che ritengono il sistema equo ne hanno fiducia a fronte di appena il 31% di coloro che lo ritengono iniquo. 

Tuttavia, anche i Paesi con la più alta soddisfazione complessiva per l’assistenza sanitaria come il Belgio e la Svizzera (81%), presentano un divario significativo in termini di equità, che solo il 63% e il 68% attribuirebbe rispettivamente al sistema sanitario del proprio Paese.

Inoltre, appena il 15% degli Europei ha una fiducia incondizionata nella capacità del proprio sistema sanitario di fornire le cure necessarie in caso di malattia grave.

MMG e farmacisti: figure cardine e facilitatori di salute

Per quanto esista un clima generale non scevro da ombre, la fiducia nelle professionalità del sistema sanitario resta significativa, in primis verso i medici di medicina generale e i farmacisti, che rappresentano per molti le figure più affidabili in ambito sanitario – con un 69% e 58% rispettivamente – molto più di Google, dell’Intelligenza Artificiale o degli influencer della sanità, rispettivamente al 20%, 15% e 11%.

Gli europei e l’Intelligenza Artificiale

Per quanto la fiducia nell’Intelligenza Artificiale non sia ancora particolarmente affermata, esiste comunque una diffusa apertura verso questa tecnologia tanto che il 39% delle persone già oggi potrebbe considerare di rivolgersi all’Intelligenza Artificiale per un consiglio medico (percentuale questa che sfiora il 50% tra i cittadini danesi e svedesi) mentre il 25% si dichiara aperto a prendere in considerazione questa evenienza per il futuro.

Tra le ragioni per avvicinarsi all’Intelligenza Artificiale, la migliore accessibilità e disponibilità dei servizi. Inoltre, il 45% degli europei ritiene che l’Intelligenza Artificiale renda l’assistenza sanitaria più conveniente ed efficiente, consentendo di risparmiare risorse e tempo ed evitando il ricorso al medico in caso di disturbi minori.

Nonostante i succitati benefici della tecnologia, la maggioranza degli europei resta saldamente ancorato al rapporto diretto con il professionista sanitario.

Prospensione alla prevenzione e a sani stili di vita

L’importanza della prevenzione è un messaggio ormai ben radicato tanto che la quasi totalità del campione (96%) ritiene un sano stile di vita essenziale per mantenersi in buona salute.

Il 72% si impegna facendo attività, mangiando in modo equilibrato e assumendo integratori; due europei su tre si sottopongono a tutti i check-up preventivi, con un aumento rispetto al 2023 (66% vs 61%), anche se con un risultato non ancora ottimale.

La vita sana è però realtà solo per la metà degli europei

Nonostante le buone intenzioni, una vita sana è un traguardo raggiunto da solo un europeo su due (51%), con gli spagnoli primi in classifica (68%).

Tra gli ostacoli, oltre alla mancanza di motivazione – segnalata dal 41% del campione – esistono problemi di tipo economico e psicologico che compromettono l’adozione e il mantenimento di abitudini salutari.

Difatti, tra coloro che hanno preoccupazioni economiche è maggiore la difficoltà di mantenere uno stile di vita sano (36%). Ancora più marcato il gap laddove esistono problemi di disagio mentale, che spesso si legano a difficoltà economiche: coloro che sono in difficoltà finanziaria hanno probabilità maggiori di soffrire di burnout (72%) e minori di descrivere la propria salute mentale come “buona” (49%) rispetto a coloro che si sentono economicamente tranquilli (il 62% e 72%, rispettivamente).  

Europei e salute mentale

Complessivamente, il 64% degli europei definisce “buona” la propria salute mentale, a fronte tuttavia di un 66% che ha dichiarato di aver sperimentato sintomi di burnout almeno una volta, con una prevalenza tra le donne (71%) e gli under35 (75%).

Rispetto a quanti sono in buona salute, le persone con disagio mentale hanno minori probabilità di condurre uno stile di vita sano (19% contro il 62%), con costi che a cascata si ripercuotono anche sul sistema sanitario.

Il rapporto evidenzia dunque l’importanza di dati aggiornati per assumere decisioni informate, progressi nell’approccio degli europei alla salute che necessitano tuttavia di essere supportate e perduranti gap, soprattutto in alcune aree.

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