Una scoperta del team MP4MNT (Materials and Processing for Micro and Nanotechnologies) del Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia del Politecnico di Torino, coordinato dal professor Fabrizio Pirri, potrebbe rendere più efficace l’utilizzo di idrogel in ambito medico.

Insieme ai suoi collaboratori, il prof. Pirri ha infatti dimostrato che si può utilizzare la stampa 3D attivata dalla luce per costruire delle architetture complesse contemporaneamente in grado di autoripararsi a seguito di una lacerazione.

Si tratta di una scoperta importante, perché se altri lavori avevano creato strutture complesse oppure in grado ai autoripararsi, in questo caso si è riusciti a riprodurre entrambe le caratteristiche insieme: fatto fondamentale per poter utilizzare gli idrogel in sostituzione ai tessuti organici.

Un altro aspetto interessante è che il team ha lavorato con materiali e tecnologie di stampa presenti in commercio: l’approccio è quindi potenzialmente applicabile ovunque.

La ricerca è stata condotta dal dottorando Matteo Caprioli, con la supervisione del ricercatore del DISAT Ignazio Roppolo, in collaborazione con il gruppo di ricerca del professor Magdassi della Hebrew University of Jerusalem (Israele).
Il tutto era inserito in un progetto di dottorato HYDROPRINT3D, finanziato dalla Compagnia di San Paolo e dall’iniziativa Joint Projects with Top University.

Ora il materiale dovrà essere sottoposto a studi di biocompatibilità presso il laboratorio interdipartimentale PolitoBIOMed Lab del Politecnico: finito il processo, queste strutture potranno essere utilizzate sia per ricerche di base sui meccanismi cellulari che per applicazioni nell’ambito della medicina rigenerativa.

Stefania Somaré