Studio sul linfoma follicolare

Studio sul linfoma follicolare
Francesco Merli

È stato pubblicato sul Journal of Clinical Oncology lo studio Long-Term Results of the FOLL05 Trial Comparing R-CVP Versus R-CHOP Versus R-FM for the Initial Treatment of Patients With Advanced-Stage Symptomatic Follicular Lymphoma (Luminari, Ferrari et al.), firmato da specialisti dell’UO di Ematologia dell’Arcispedale Santa Maria Nuova e dell’Università di Modena e Reggio Emilia.

Focus dello studio sono il linfoma follicolare e l’efficacia a lungo termine dei trattamenti messi in atto all’insorgere della malattia. Alla realizzazione della ricerca, avviata nel 2005, ha contribuito anche la Fondazione Grade Onlus. I pazienti coinvolti sono stati 504, tutti con linfoma follicolare in stadio avanzato; tre i metodi immuno-chemioterapici messi a confronto e basati su chemioterapia e immunoterapia con l’anticorpo monoclonale Rituximab: R-CVP (con ciclofosfamide, vincristina e prednisone), R-CHOP (con ciclofosfamide, vincristina, prednisone e doxorubicina) e R-FM (con fluradabina e mitoxantrone).

Ferrari Angela, ematologa del Santa Maria Nuova coautrice dello studio
Stefano Luminari, coordinatore del programma di Ricerca Clinica Oncoematologica attivo al Core

L’analisi dei risultati ottenuti ha permesso di evidenziare alcuni aspetti: il trattamento immuno-chemioterapico consente un sopravvivenza complessiva molto alta, pari a circa l’83% a 8 anni dalla diagnosi, senza differenze fra i tre trattamenti; questi ultimi si differenziano per percentuali di recidive ed effetti collaterali dovuti alla tossicità. In particolare, il trattamento R-CVP presenta un rischio di progressione del linfoma maggiore degli altri, così come una probabilità maggiore di richiedere un’altra terapia. È quindi meno efficiente.
Allo stesso tempo, i ricercatori hanno osservato nei pazienti una più alta probabilità di morire per cause diverse dal linfoma con la terapia R-FM.

Come in un precedente studio, la terapia R-CHOP sembra essere quella con il miglior rapporto rischio/beneficio per i pazienti.

Francesco Merli, direttore dell’UO di Ematologia dell’Irccs di Reggio Emilia e coautore dello studio, ha dichiarato: «questo studio fornisce importanti osservazioni utili per gli specialisti e per i pazienti e probabilmente contribuirà ad aggiornare le linee guida nazionali e internazionali. In particolare, i medici con i nuovi dati a disposizione sono esortati a discutere con il paziente le diverse opzioni terapeutiche e a considerare nella scelta del trattamento anche il rischio di effetti collaterali acuti o ritardati. Lo studio si aggiunge ad altre osservazioni analoghe che sostengono l’utilità che tutti i pazienti trattati con linfoma follicolare vengano sottoposti a controlli periodici ben oltre il classico periodo di 5 anni».

Stefania Somaré