Tecnologia sempre più avanzata per la radioterapia

(immagine: Canva)

Sempre più precisa, sicura e personalizzabile, la radioterapia viene usata in indicazioni sempre nuove, permettendo di cronicizzare alcuni tumori e di eradicarne altri.

Negli ultimi decenni la radioterapia è diventata gradualmente sempre più un potente alleato degli oncologi, sia in associazione ad altri strumenti terapeutici, sia come vera e propria sostituzione della chirurgia: si stima che il 60% dei pazienti oncologici sia stato sottoposto a radioterapia almeno una volta nel corso del proprio percorso terapeutico.

Oggi si parla di radioterapia 3.0 come di una tecnica terapeutica sempre più precisa e sicura, capace di inondare le cellule tumorali con radiazioni ionizzanti e, al contempo, di preservare i tessuti sani circostanti.

Le innovazioni tecnologiche che hanno permesso di raggiungere questi obiettivi sono varie, a partire dalla possibilità di modulare l’intensità del raggio ionizzante e la radioterapia adaptive che, grazie all’intelligenza artificiale, consente di aggiustare il trattamento mente è già in corso, oppure di apportare modifiche tra una seduta e l’altra.

Importante, per questa personalizzazione sempre più spinta del percorso radioterapico, è anche l’uso di modelli predittivi e l’integrazione dell’imaging nella radioterapia. Si può quindi dire che oggi il trattamento radioterapico rispetta il concetto di benessere dato dall’OMS, per la quale il percorso terapeutico non deve solo allungare la vita del paziente, facendolo sopravvivere, ma puntare ad assicurargli un’alta qualità di vita, in termini psicoemotivi, fisici e sociali. Idealmente si punta a riportare i livelli di salute a quelli pre-malattia.

Uso in ambito metastatico

L’avanzamento tecnologico di cui abbiamo parlato ha reso possibile un allargamento delle indicazioni all’uso della radioterapia, come ricordato nel corso del congresso “MRO.34: modern oncology beyond survival”, tenutosi presso il Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma.

Gli esperti che hanno partecipato al congresso hanno sottolineato in particolare due nuovi aspetti della radioterapia, ovvero la possibilità di usarla sin dalle prime fasi del trattamento e di applicarla anche a masse in fase metastatica. Ciò è vero, per esempio, per i tumori metastatici delle ovaie.

Spiega la prof.ssa Maria Antonietta Gambacorta, professore ordinario di Radioterapia Oncologica all’Università Cattolica e direttore della UOC Servizio di Radioterapia Oncologica di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs: “la radioterapia, associata alle moderne terapie sistemiche, in questi ultimi anni ha allargato le sue indicazioni anche ai pazienti metastatici, con l’obiettivo di cronicizzare la malattia in questi pazienti, portando a un aumento di sopravvivenza.
Emblematico a questo riguardo è il caso del tumore dell’ovaio, nel quale la radioterapia può fare oggi la differenza sulle metastasi, in particolare di quelle linfonodali, con percentuali di risposta prossime al 90%. E questo introduce anche un tema di sinergie delle cure, dove la radioterapia con questi risultati consente alle terapie sistemiche di essere più efficaci e di esserlo più a lungo”.
Tra i tumori che si avvantaggiano della radioterapia c’è anche quello al retto.

Miglioramenti nel trattamento del tumore al retto

La radioterapia è diventata sempre più importante anche nel trattamento del tumore al retto. Come sottolineato dalla professoressa Gambacorta, grazie alla total neoadjuvant therapy (TNT), è possibile trattare le masse localmente avanzate, con tassi di risposta che arrivano al 30-40% e che permettono di evitare l’intervento chirurgico in un quarto dei pazienti circa. Inoltre, grazie a questo avanzamento, la sopravvivenza a 5 anni può arrivare al 76%.