Tecnologie performanti al servizio della salute

Durante la quinta edizione del Focus Netcomm Digital Heath&Pharma, spunti e riflessioni per lo sviluppo di una sanità sempre più digitalizzata.

Il cittadino italiano si sta sempre più digitalizzando. Pur di fronte a una riduzione delle vendite online di farmaci, è interessante evidenziare una crescita del numero dei consumatori digitali e degli utilizzatori dei servizi digital. Dalle prenotazioni online all’uso di app per la salute, fino al videoconsulto.

Durante la quinta edizione del Focus Netcomm Digital Heath&Pharma, dedicato ai nuovi modelli distributivi nel pharma e alla rivoluzione digitale della sanità, i rappresentanti di alcuni gruppi ospedalieri hanno presentato le attività che stanno mettendo a punto per offrire risposte adeguate alle necessità dei pazienti, coerentemente con una corretta gestione delle risorse delle strutture.

Tra opportunità, criticità e rischi, Elena Bottinelli, head of Digital Transition and Transformation del Gruppo San Donato, spiega: «Ci stiamo muovendo in parallelo a quello che sta facendo il sistema e portiamo avanti i progetti di modo che, quando sarà ora, vengano integrati.
I servizi digitali come la prenotazione online, le televisite, i telemonitoraggi funzionano ma non sono la soluzione. Occorre costruire un patient journey e per questo occorre pensare a una piattaforma che consenta di prendere in carico il paziente in tutto il suo percorso con l’obiettivo di cambiare e migliorare i flussi organizzativi all’interno dell’ospedale, recuperando risorse per la sostenibilità del sistema sanitario.
Stiamo creando percorsi di cura dei cittadini che efficientino anche il sistema, facendo sedere ai tavoli clinici, informatici e pazienti, dei quali occorre avere una percezione migliore per capire cosa chiedono, cosa si aspettano e come lo chiedono».

Assistendo a questa evoluzione positiva del paziente, sempre più empowered, anche Riccardo Bui, direttore generale dell’Irccs Humanitas, presenta la soluzione studiata e adottata da Humanitas per agevolare il contatto diretto tra pazienti e specialisti.

«Dobbiamo ingaggiare la popolazione e i professionisti per spingere all’adozione delle nuove tecnologie con l’obiettivo, tra i tanti, di tenere i pazienti più fragili al fuori degli ospedali.
Ci sono tante opportunità da cogliere per fare evolvere il sistema e prepararlo al terzo millennio, partendo dalla formazione degli operatori e dall’integrazione col sistema territoriale per ottenere un’infrastruttura fruibile e semplice.
I nuovi sistemi digitali, infatti, funzionano quando l’utente ne valuta la fruibilità e la semplicità d’utilizzo».

Matteo Moscatelli, country head Vree Health, MSD porta la sua esperienza di telemedicina pluridecennale. «Noi aiutiamo il contesto organizzativo territoriale a digitalizzare il percorso del paziente. Stiamo pensando ad un progetto nazionale e quello che stiamo facendo è trovare una logica comune che possa funzionare, da un lato trasformando il patient journey in una reale patient journey alimentata da dati, da percorsi e da touch point e, dall’altro lato, lavorando con le associazioni di pazienti e i medici di medicina generale per creare sistema e lasciare il paziente in remoto, garantendo un elevato livello di qualità.
L’obiettivo è rendere il digitale una cosa trasparente ed efficiente, anche per le persone anziane».

Luca Foresti, ceo del Centro Medico Santagostino, ha analizzati i punti di forza e di debolezza di questo modello che si sta disegnando a livello nazionale sul tema della telemedicina.
«Utilizzerei una lente di ingrandimento su tre aspetti che sono stati trascurati, ovvero l’utilizzo della chat, dell’intelligenza artificiale – sono in arrivo sempre più strumenti che fanno da stampella ai clinici e un domani potrebbero rappresentare un elemento centrale della presa in carico dei pazienti – e la formazione di medici e infermieri. Sarebbe interessante l’utilizzo di un app nazionale dove il cittadino possa trovare tutto quello che il sistema sanitario eroga digitalmente».

Rispetto all’utilizzo della chat, Francesco Gabbrielli, direttore del Centro Nazionale per la Telemedicina e le Nuove Tecnologie Sanitarie dell’ISS, spiega che l’utilizzo delle chat non è sicuro al trattamento dei dati.

«Occorre definire bene l’interazione organizzativa tra i sanitari e i pazienti, attraverso regole di ingaggio e un equilibrio del sistema dal punto di vista operativo e organizzativo. Bisogna sperimentare l’intelligenza artificiale e altri dispositivi digitali per comprenderne l’utilità.
Inoltre, la formazione dei professionisti di medici e infermieri, è un elemento fondamentale. È importante anche la relazione tra aziende sanitarie e imprese private che forniscono soluzioni software.
I sistemi devono essere adeguati al territorio, al tipo di pazienti e alle esigenze di professionisti che operano in quella zona».
Tra opportunità e vincoli, non sarà semplice risolvere un’equazione a più variabili.

Viviana Persiani