Il Veneto è la prima Regione italiana a riconoscere formalmente il monitoraggio remoto dei dispositivi cardiaci impiantabili attribuendo alla prestazione una codifica e una modalità di rimborso.
Il monitoraggio remoto rappresenta lo standard di cura per i pazienti con defibrillatori o pacemaker, ma la prestazione non è codificata dal Sistema Sanitario Nazionale e non è rimborsata alle strutture che la utilizzano e che quindi hanno grandi difficoltà ad allocare le risorse necessarie.
«Il fatto che una Regione abbia consentito questo passaggio è molto importante», ha commentato Gabriele Zanotto, cardiologo dell’Ospedale Mater Salutis di Legnago (Verona), uno dei promotori di questa attribuzione.
«Per il paziente è un vantaggio assoluto», ha aggiunto Zanotto. «Per esempio, i soggetti più anziani non dovranno più recarsi in ospedale per il controllo dei dispositivi, ma potranno essere monitorati restando a casa o nella struttura che li ospita.
Inoltre, alcune condizioni patologiche potrebbero essere riconosciute con un certo anticipo rispetto alle manifestazioni cliniche, permettendo così ai clinici di intervenire tempestivamente».
In Veneto negli ultimi 5 anni sono stati impiantati oltre 6 mila defibrillatori e dispositivi per la resincronizzazione cardiaca e circa 22.000 pacemaker.
A oggi solo il 30-35% dei pazienti è in telemonitoraggio.
«Ci aspettiamo che già dal 2020, alla luce della recente delibera che autorizza in modo ufficiale la prestazione del controllo remoto dei dispositivi, il numero dei pazienti che potrà beneficiare di questo strumento aumenti in modo significativo», ha concluso Zanotto.
Il progresso scientifico in campo biomedico ha permesso, tra le altre cose, di sviluppare dispositivi che consentono il monitoraggio di particolari patologie cardiache anche a distanza, offrendo al paziente una migliore qualità di vita.
I risultati sono sorprendenti: la telemedicina riduce fino al 50% la mortalità dei pazienti con scompenso cardiaco, del 39% le ospedalizzazioni, del 50% il numero di visite in ospedale con un conseguente alleggerimento delle liste d’attesa e degli accessi ai Pronto Soccorso, per un risparmio del 60% dei costi sanitari.
«Il telemonitoraggio è un vero e proprio strumento di cura per i pazienti con dispositivo cardiaco impiantabile come pacemaker e defibrillatori e, in generale, per il paziente cardiopatico perché, grazie a un’osservazione continua, permette una pronta reazione terapeutica», ha dichiarato Renato Pietro Ricci, presidente AIAC – Associazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione.
«L’auspicio», ha aggiunto Ricci, «è che dalla Regione Veneto questo tipo di percorso si estenda alle altre Regioni. I presidenti regionali AIAC si stanno attivando in maniera coordinata presso le amministrazioni regionali per raggiungere questo obiettivo».
Cliccando qui si accede alla Deliberazione della Giunta Regionale del Veneto n. 478 del 23 aprile 2019, contenuta nel Bollettino Ufficiale n. 46 della Regione Veneto.