La telemedicina può favorire la transizione dall’ospedale al territorio della gestione del paziente cronico, un obiettivo che la recente emergenza sanitaria ha posto in evidenza ancora maggiore. Per favorire lo sviluppo di questo strumento è stato avviato il progetto Telemedicine R-evolution, che ha tra i propri destinatari finali anzitutto i pazienti diabetici, ma non solo.

La telemedicina può offrire un sostegno a molte patologie croniche ma anche ad alcune situazioni acute: non a casa l’ISS ha già qualche mese fa emesso apposite direttive per la gestione da remoto dei pazienti Covid positivi.
Non a caso, durante il recente webinar dedicato al progetto (Telemedicina e gestione del paziente cronico nell’era Covid-19: come è evoluta la situazione in questi 6 mesi e cosa ci attende) è intervenuto anche il dottor Francesco Gabbrielli, direttore Centro Nazionale per la Telemedicina e le Nuove Tecnologie Assistenziali dell’ISS.

Ecco le sue parole: «il SSN dall’inizio dell’emergenza sanitaria da Covid-19 ha cercato di mettere in atto strategie nuove per riuscire a contenere non solo i danni derivati direttamente dal nuovo coronavirus.
Il SSN è chiamato anche al massimo impegno per evitare il più possibile che le misure di contenimento del contagio, limitando l’accesso di persona ad alcune prestazioni sanitarie, abbiano effetti negativi sulla tempestività della diagnosi e sull’andamento della terapia di malattie croniche, oncologiche, malattie rare e disabilità. Sappiamo che i ritardi di erogazione delle necessarie attività sanitarie sono in grado potenzialmente di causare gravi conseguenze sulla salute delle persone.
Quindi, il Centro che dirigo ha pubblicato due Rapporti ISS Covid-19 sulla Telemedicina, di cui uno iniziale con indicazioni per rendere rapidamente operativi servizi domiciliari in Telemedicina per l’assistenza primaria e uno più recente, dedicato alle modalità per ottimizzare l’uso della Telemedicina in Pediatria (Telepediatria)».

In Centro sta ora elaborando altri Rapporti. Un aspetto particolarmente dibattuto riguarda la capacità del sistema di rendere fruibile la telemedicina a tutti coloro che ne hanno bisogno. Perché ciò accada è però importante che si investa in questi servizi, sino a oggi lasciati alla buona volontà di qualche struttura ospedaliera o azienda sanitaria.
Riprende Gabbrielli: «occorre utilizzare in modo coerente su tutto il territorio nazionale modelli e pratiche scientificamente validati, in modo coordinato».
Essenziale è anche avviare percorsi virtuosi di collaborazione tra pubblico e privato.

Stefania Somaré