Trapianti e tempi d’attesa: quando un organo è disponibile spesso il paziente non è più idoneo

Nel 2022 in Italia i pazienti in lista d’attesa per un trapianto di organo erano 8 mila, a fronte di soli 3.877 interventi effettuati. Non di rado, inoltre, i pazienti devono uscire dalla lista d’attesa perché non più idonei, spesso per peggioramento delle condizioni generali: si parla di circa il 10-19% dei richiedenti.

Una situazione che richiede risposte anche rapide. Il prof. Davide Croce, direttore del Centro di Ricerca sull’Economia e il Management in Sanità dell’Università Cattaneo di Castellanza, propone, «per compensare questa situazione, di iniziare a ridurre le morti in lista d’attesa, in particolare per il trapianto di fegato, incrementando i trapianti di organi cosiddetti marginali o subottimali, attraverso l’impiego delle tecnologie attuali che ne permettano il mantenimento, e quindi la garanzia, nei confronti del paziente e a parità di numero di donazioni: con 18 milioni di finanziamento, le circa 140 morti del 2021 si sarebbero evitate, così come si sarebbero evitati tutti quei costi legati al fatto che i pazienti, in lista di attesa, hanno bisogno di ricoveri, di controlli, di farmaci, con conseguenti ulteriori costi».

Il prof. Croce si riferisce a nuove tecnologie, come quelle di perfusione, che consentono di ristabilire la vitalità e la funzionalità di organi prelevati da pazienti donatori molto anziani, per esempio. Soluzioni che però, al momento, non vengono supportate da DRG adeguati, faticando a diffondersi.

L’importanza della tecnologia

Parlando di tecnologia, il prof. Emanuele Lettieri, ordinario di Management and Industrial Engineering al Politecnico di Milano ha confermato che «negli ultimi due decenni abbiamo assistito a un’accelerazione assoluta delle tecnologie, ma dobbiamo anche riconoscere che questo fenomeno ha raggiunto livelli elevatissimi proprio nell’ambito sanitario e anche in materia di donazioni e trapianti d’organo. Deriva da tutto questo l’esito di un maggior numero di vite salvate, la cui importanza è tale che dovrebbe incoraggiare politici, decisori, clinici e mondo advocacy verso un crescente impegno per innovare, pur nella difficoltà di reperire le necessarie risorse economiche».

Supportare un aumento nelle donazioni

Le molte audizioni di società scientifiche e associazioni di pazienti sostenute negli ultimi mesi dall’Intergruppo Parlamentare Donazione e Trapianti di Organi, Tessuti e Cellule hanno permesso di evidenziare l’esigenza di rafforzare il percorso che porta al consenso alla donazione di organi, oggi non accolta dal 28% delle persone.

Teresa Petrangolini, coordinatrice del Comitato per l’Equità di Accesso alla Donazione e Trapianto di Organi, Tessuti e Cellule, spiega: «è indispensabile stimolare una crescita del sistema riducendo, ad esempio, il divario esistente tra il numero di organi disponibili e quello dei pazienti in lista d’attesa, oltre a superare le disomogeneità regionali ancora esistenti».

Essenziale anche l’aspetto organizzativo, fatto di potenziamento delle risorse umane allocate ai Centri Regionali Trapianti, della loro formazione, ma anche di una riorganizzazione dei processi. Diventa importante anche la dimensione territoriale, dove si può fare sinergia tra varie realtà, nella condivisione sia dei dati che delle tecnologie. La condivisione potrebbe essere una soluzione attuabile rapidamente e che permetterebbe, da subito, di utilizzare anche gli organi marginali o prelevati da anziani.