Trattamenti avanzati per scompenso e aritmie: un risparmio per il Ssn

Doctor performing an EKG test on young male patient.In occasione del XVI International Symposium on Progress in Clinical Pacing, svoltosi a Roma, sono stati presentati i dati riferiti all’incidenza dei disturbi del ritmo e dello scompenso cardiaco. Quest’ultimo è una delle principali cause di morte: in Italia ne soffrono circa 1,5 milioni di pazienti e ogni anno si registrano circa 170.000 nuovi casi; il 20% dei pazienti muore. A questo ritmo l’ipotesi è che i malati raddoppino entro i prossimi 15 anni. Questo disturbo determina 500 ricoveri per scompenso al giorno. Tutto ciò si può prevenire anche grazie all’uso di dispositivi impiantabili. Anche le aritmie sono in costante aumento: in Italia i pazienti sono circa un milione e le aritmie cardiache, in particolare, sono una delle patologie cardiache piĂą comuni (circa il 35% di tutte le malattie cardiovascolari). In Europa nel 2012 sono stati impiantati 923 pacemaker per milione di abitanti, in Italia 1.008 per milione di abitanti e nel 2013 se ne sono impiantati piĂą di 64.000. «Nell’ambito dell’aritmologia e della cardiostimolazione l’innovazione ha un ruolo fondamentale», commenta Gianluca Botto, presidente dell’Associazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione e direttore dell’Uo di Elettrofisiologia dell’Ospedale Sant’Anna di Como. «I progressi tecnologici hanno portato allo sviluppo di dispositivi sempre piĂą all’avanguardia che consentono un elevato livello diagnostico e terapeutico». Ne è un esempio la diffusione consolidata dell’uso degli elettrocateteri quadripolari, che permettono di ridurre le complicanze comuni agli impianti di dispositivi biventricolari per la gestione dello scompenso cardiaco; piĂą di recente a questi elettrocateteri è stata associata la possibilitĂ  di erogare una doppia stimolazione al ventricolo sinistro, rivelatasi in grado di aumentare significativamente l’efficacia della terapia erogata al paziente. Un altro fattore di successo è il monitoraggio domiciliare dei pazienti scompensati, fondamentale per una gestione tempestiva della patologia a vantaggio del paziente ma anche a vantaggio del sistema sanitario, con riduzione degli accessi e dei tempi di degenza ospedaliera e quindi abbattimento dei costi».
«La continua evoluzione tecnologica dei dispositivi medicali deve avere proprio questa doppia finalità, migliori benefici per i pazienti e riduzione dei costi sanitari», sottolinea Massimo Santini, chairman del XVI International Symposium on Progress in Clinical Pacing e presidente della World Society of Arrhythmias. «Non dimentichiamo che il recente lancio del primo pacemaker senza fili stravolgerà una tecnica di impianto consolidata da ormai più di 50 anni. Questi nuovi dispositivi mini-invasivi riducono sensibilmente il rischio di complicanze legate all’impianto di un pacemaker tradizionale e alla rottura dei cateteri. Nonostante le dimensioni estremamente ridotte che corrispondono a un decimo di un pacemaker tradizionale, il pacemaker senza fili garantisce una longevità analoga a quella del pacemaker tradizionale offrendo al paziente anche il vantaggio estetico dell’assenza di cicatrici o rigonfiamenti della tasca nella zona dove verrebbe alloggiato il pacemaker tradizionale».
«La possibilità di curare le aritmie, anche in modo definitiva, è l’obiettivo principale della comunità scientifica per migliorare la vita dei pazienti riducendo nel tempo i ricoveri in termini numerici e di durata di degenza. Le nuove tecnologie possono aiutare in tal senso; devono essere pertanto accessibili da un punto di vista economico e rimborsate dal Ssn quando la loro efficacia è dimostrata. Nel medio e lungo termine il trattamento definitivo delle aritmie è un risparmio per il sistema sanitario», conclude Santini.