Trattare il tumore mammario senza chemioterapia? Uno studio del San Gerardo

Marina Cazzaniga

Storicamente la chemioterapia è stata il trattamento elettivo per le neoplasie, insieme alla chirurgia. Questo approccio ha, però, effetti collaterali fastidiosi per il paziente, dalla perdita di capelli all’anemia, dalla nausea al vomito o alla diarrea, dalle infezioni alla formazione di piccoli lividi o emorragie. Esistono poi effetti collaterali di tipo cognitivo.

Con l’avvento della medicina personalizzata e l’avanzare della ricerca, però, stanno venendo alla ribalta novità e tecniche di trattamento.

Al momento, per esempio, un team di ricerca dell’Ospedale San Gerardo di Monza (Asst di Monza) sta studiando un percorso di cura per il carcinoma mammario che non ricorre alla chemioterapia. Le pazienti coinvolte devono avere alcune caratteristiche: il tumore deve essere inferiore a 2.5 cm e i linfonodi ascellari devono essere puliti. Chiamato PHERGAIN-2, il protocollo prevede l’uso di una combinazione di trastuzumab e pertuzumab, oggi una delle strategie di combinazione maggiormente efficaci dal punto di vista terapeutico.

Marina Cazzaniga

Spiega la professoressa a Marina Cazzaniga, direttore del Centro di Ricerca Fase 1 della ASST di Monza e Docente di Oncologia Medica all’Università degli Studi di Milano Bicocca:«partecipare a questo studio clinico rappresenta una grande opportunità per le nostre pazienti, perché evitano la chemioterapia e in aggiunta ricevono i due farmaci biologici nella formulazione sottocute, evitando così lunghe permanenze in ospedale per le infusioni endovenose».

PHERGAIN-2 è figlio, in un certo senso, di un precedente protocollo di studio, PHERGAIN-1, condotto dallo stesso team di ricerca.

Anche in questo caso si parlava di donne con tumore positivo al recettore HER2 di piccole dimensioni e senza compromissione dei linfonodi ascellati e di trattare le donne con la stessa combinazione di farmaci, senza chemioterapia, ma con una formulazione diversa da quella attualmente in uso. Lo studio aveva dato buoni risultati, permettendo di evolvere il protocollo e continuare una ricerca importante, perché può dare modo alle donne di ricevere un trattamento sempre più adeguato alla propria patologia. Ed evitare la chemioterapia inevitabilmente migliora la qualità di vita di queste pazienti. Partito nel febbraio 2021, PHERGAIN-2 preve di trattare preoperativamente le pazienti con i due farmaci.

Dopo l’intervento di asportazione del tumore le pazienti vengono riesaminate per valutarne la prognosi: se positiva, anche nel post operatorio il trattamento prosegue con i soli due farmaci biologici. In caso di prognosi negativa, invece, si passa alla chemioterapia. Lo studio prevede di coinvolgere 393 pazienti provenienti da 70 centri esperti distribuiti tra Spagna, Francia, Germania, Regno Unito e, ovviamente, Italia. Il follow up richiesto per poter confrontare l’effetto della combinazione di Trastuzumab e Pertuzumab con quello della chemioterapia è di 3 anni.

Stefania Somaré