Tumori, trovata correlazione tra inquinamento ambientale e mortalità

Secondo i Registri Oncologici nazionali, in Italia ogni anno muore per tumore circa il 3‰ della popolazione. Il tumore è la seconda causa di morte nel mondo dopo le malattie cardiovascolari.
Tra le cause indagate da decenni vi sono gli stili di vita come alimentazione, attitudine al movimento, sovrappeso, fumo, consumo di alcol: tutti aspetti che spesso possono essere modificati tramite presa di coscienza del problema e buona volontà.

C’è almeno un altro fattore modificabile che non è completamente gestibile dal singolo individuo: l’inquinamento, individuato da un recente studio, pubblicato su “Science of the Total Environment” e “Scientific Data”, come una cause che aumentano la mortalità da tumore.

Un fattore che può incidere anche più degli stili di vita: pare infatti che gli abitanti del Nord Italia, spesso più attenti alla salute e con un reddito più elevato, abbiano un tasso di mortalità più elevato per cancro degli abitanti del Sud.

Ciò non vuole ovviamente togliere importanza all’attenzione agli stili di vita, ma certamente suggerisce che è tempo di occuparsi anche della qualità dell’ambiente in cui viviamo. Quattro gli enti coinvolti: l’Università di Bologna e Bari, l’Istituto per la Bioeconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Ibe-CNR) e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN).

Gli autori hanno in particolare sfruttato l’intelligenza artificiale per individuare relazioni a livello regionale e provinciale tra mortalità per cancro, fattori socio-economici e fonti di inquinamento ambientale, prendendo in considerazione ben 35 fonti diverse di inquinamento.

Spiega la dottoressa Arianna di Paola, ricercatrice dell’Ibe-CNR: «ci siamo concentrati su 23 macrocategorie di cancro, come riportate dal sistema di classificazione internazionae ICD-10, generalmente note come cancro del: “labbro, cavo orale e faringe”, “esofago”, “stomaco”, “colon, retto e ano”, “fegato”, “pancreas”, “laringe”, “trachea, bronchi e polmoni”, “pelle”, “mammella”, “cervice uterina”, “altre parti dell’utero”, “ovaio”, “prostata”, “rene”, “vescica”, “cervello e sistema nervoso centrale”, “tiroide”, “malattia di Hodgkin e linfomi”, “leucemia”, “tessuto linfatico/ematopoietico”, “altre neoplasie maligne”, “neoplasie non maligne (benigne e/o incerte)”.

Abbiamo così osservato che, delle 23 categorie prese in considerazione, 16 hanno mostrato un’associazione signifiticativa con le sorgenti di inquinamento analizzate, mentre le altre 7 no. Le catagorie tumorali che sembrano non essere correlate con fonti di inquinamento sono “colon, retto e ano”, “laringe”, “cervice uterina”, “tiroide”, “leucemia”, “sistema linfatico /ematopoietico”; “neoplasie begnine/dal comportamento incerto”. Questo suggerisce da un lato che l’inquinamento ambientale è molto probabilmente una concreta con-causa di morte per neoplasie maligne… e dall’altro che le sorgenti di inquinamento analizzate non sono probabilmente esaustive e rappresentative dell’intera gamma di inquinamento a cui la nostra salute è quotidianamente esposta. Per cui, ad esempio, sospetto che la categoria “leucemia” non ha dato alcun “segnale” poiché non abbiamo considerato, per mancaza di dati e non per scelta, le sorgenti di inquinamento a essa realmente connesse».

Questa correlazione ha una sua mappatura, scaricabile gratuitamente da “DRYAD” (https://datadryad.org/stash/dataset/doi:10.5061/dryad.ns1rn8pvg). Si può così osservare, anche visivamente, che le province italiane con i tassi maggiori di morte per cancro sono anche quelle che presentano più fonti di inquinamento ambientale, come attività industriali, coltivazioni intensive con uso di fertilizzanti o pesticidi, inceneritori, densità di veicoli a motore e così via. Quelli qui descritti sono risultati preliminari, eppure sufficienti a far comprendere l’esigenza di riflettere sul modo in cui trattiamo l’ecosistema che ci ospita e su come ciò, alla fine, ricade ancora su di noi. L’inquinamento degli ecosistemi in cui viviamo risponde a logiche complesse, che riguardano in buona parte l’idea di sviluppo di un Paese: logiche spesso troppo grandi per il singolo cittadino. Almeno apparentemente.

Eppure, la dottoressa di Paola è convinta del ruolo della “volontà”, anche individuale: «da cittadina, più che da ricercatrice, posso dirle che per me la prima chiave di volta nasce proprio dalla volontà di ogni singolo cittadino-consumatore nel fare scelte opportune e creare forze propulsive in grado di orientare il mercato verso scelte e produzioni sostenibili. È poi essenziale la volontà delle classi decisionali e politiche nel fare altrettanto e nell’educare i cittadini, sin dalla più tenera età, a comprendere l’importanza della nostra terra, andando oltre la logica del consenso. C’è poi anche la volontà delle classi imprenditoriali e produttive nel voler ricavare dei guadagni con la coscienza pulita, ovvero nel rispetto dell’ambiente e senza mettere a rischio la salute dei propri figli e nipoti».
Come attivare queste volontà? Una domanda difficile da rispondere. Certo, anche la classe medica può fare la sua parte, iniziando a parlare anche del ruolo dell’inquinamento nello sviluppo di patologie, tumorali e non solo.

(Lo studio: Di Paola, Arianna et al. (2022), A ten-year (2009-2018) database of cancer mortality rates in Italy, Dryad, Dataset)

Stefania Somaré