Necessario ridurre l’esposizione alle radiazioni

radiazioniIl 7 novembre è la Giornata Internazionale della Fisica Medica. Per l’occasione l’Associazione Italiana Fisica Medica sottolinea che il numero di pazienti sottoposto a radiazioni mediche è aumentato molto negli ultimi trent’anni, imponendo la redazione di nuovi protocolli standard, ottimizzati e uniformi in tutto il Paese, per utilizzare al meglio le apparecchiature radiologiche e non somministrare radiazioni senza ragione. Secondo uno studio americano condotto dal National Council on Radiation Protection and Measurements, la quota di radiazioni mediche cui è sottoposto il popolo americano è aumentata del 35% in 30 anni, con una dose media pari a 3 millisievert per cittadino. La situazione è simile anche in Europa, tanto che vi è indicazione per tutti gli Stati membri di ridurre la dose di radiazione medica pro capite entro il 2018 (Euratom 2013/59), sia contrastando gli esami effettuati per medicina difensiva sia adottano macchinari di ultima generazione sia informando i pazienti dei possibili effetti collaterali. Le figure responsabili di definire la dose corretta di radiazione necessaria per la buona riuscita dell’esame diagnostico è il fisico medico.
Michele Stasi, presidente di Aifm, ricorda che «oggi è possibile conciliare la qualità della diagnostica e la riduzione delle radiazioni mediante apparecchiature di radiologia nuove e più evolute e a metodi più efficaci di utilizzo. La strada è stata già impostata con le linee guida emesse dal Ministero della Salute a fine 2015. Devono essere adottati negli ospedali e negli studi odontoiatrici protocolli standard e condivisi per garantire la migliore qualità dell’esame con la minore dose possibile. Per questo è necessario potenziare anche la formazione dei medici e degli operatori sanitari che seguono il paziente nelle varie fasi, dalla prescrizione all’esecuzione degli esami, per migliorare, la sicurezza e la qualità delle prestazioni al fine di aumentare l’efficacia della diagnostica a tutela della salute dei pazienti».

Stefania Somaré