DM 77 sull’assistenza territoriale: riforma a rilento

È stata presentata in Senato l’indagine condotta dall’Osservatorio permanente sui modelli di qualità dell’assistenza sanitaria territoriale, relativa allo stato di attuazione dei Piani Sanitari Territoriali delle Regioni.

I Piani introdotti dal DM 77/2022, che ha definito i “Modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio Sanitario Nazionale” hanno l’obiettivo di guidare le Regioni nell’adeguamento dell’organizzazione dell’assistenza territoriale e del sistema di prevenzione.

La stesura dei Piani è avvenuta in coerenza con gli standard stabiliti dal Decreto e con gli investimenti previsti dalla Missione 6, Componente 1, del PNRR.

Come spiegato da Massimo Caruso, coordinatore scientifico dell’indagine, nonostante l’erogazione dei fondi destinati al Pnrr, l’attuazione della riforma sta procedendo a rilento e presenta un avanzamento che necessita di un deciso rafforzamento della governance.

«Una riforma di tale complessità deve richiedere una concertazione organica di tutti gli attori coinvolti per tale motivo come Osservatorio proponiamo la convocazione di una Conferenza nazionale sull’assistenza sanitaria territoriale per la prossima primavera».

Garantire un’adeguata assistenza territoriale a tutti i cittadini è l’obiettivo primario, ma le difficoltà non sono poche.

«La necessità di garantire una qualità importante della sanità territoriale», sottolinea Annamaria Parente, presidente dell’Osservatorio, «è l’obiettivo per rispettare il diritto alla salute di tutti. Ma diverse sono le difficoltà. Prima fra tutte, la mancanza di un continuum assistenziale tra l’ospedale, il territorio e la casa, per cui attualmente, la sanità territoriale è concepita a compartimenti stagni, e a centralità ospedaliera.
Per costruire un sistema più efficace si pone come urgente la necessità di avviare un lavoro comune tra i vari professionisti sul territorio per garantire pari opportunità di accesso in tutto il territorio nazionale».

Anche Maria Domenica Castellone, vicepresidente del Senato, ha ripreso il tema: «nonostante il nostro San sia riconosciuto come uno dei sistemi più accessibili ed equi a livello globale l’assistenza territoriale si presenta ancora oggi come l’anello debole strutturale.

Una debolezza che rischia di aggravare la disparità tra Nord e Sud. Per colmare queste lacune bisogna affrontare energicamente la difficoltà di carenza di personale sanitario. Nella prossima legge di bilancio agiremo per aumentare fondi destinati all’assunzione di nuovo personale, superando il blocco delle assunzioni in vigore da vent’anni».

L’osservatorio è un importante strumento di monitoraggio e potrebbe essere utile al superamento delle difficoltà del Ssn.

«La funzione dell’Osservatorio è importante per monitorare la frammentazione tra cure ospedaliere e territoriali», ha commentato Fiammetta Modena, responsabile disabilità e sociale di Forza Italia.
«Frammentazione, che è una delle principali cause di inefficienza del sistema. Bisogna agire per superare le rigide separazioni tra ospedale e territorio attraverso un’integrazione di tipo dipartimentale.
Una prospettiva che è connessa al piano straordinario di assunzioni di medici e infermieri, rispettivamente 10.000 e 20.000. Sono le sfide di sempre, per una sanità al centro delle agende delle forze politiche».

L’on. Marina Sereni, responsabile Sanità PD, ha proposto che l’osservatorio includa il termine “assistenza sociosanitaria nei territori” nel suo nome, per abbracciare l’ambizione di una “piccola grande rivoluzione culturale”. 

«È necessario sostenere il cambiamento spostando l’asse dall’ospedale al territorio, superando l’approccio ospedalocentrico e medicocentrico. Non si può ricentralizzare tutto», ha aggiunto Sereni, «poiché è fondamentale tenere in considerazione le differenze territoriali tra aree interne e grandi città».

Lo snodo cruciale della nuova governance, a suo avviso, deve risiedere nei distretti, i quali devono esercitare una regia pubblica, coinvolgendo tutti i soggetti.
«Più territorio significa maggiore prevenzione, anche tramite la medicina di iniziativa, e maggiore integrazione», ha sottolineato Sereni. «La frammentazione sfinisce le famiglie, creando diseguaglianze». 

Infine, Sereni ha incoraggiato a partire dalle buone pratiche già esistenti, citando come esempio l’esperienza dei medici di medicina generale che partecipano alle Aft e alle Case di Comunità per garantire la capillarità. 

Andrea Costa, responsabile Salute Noi Moderati ha sottolineato che pur non essendo il Pnrr, la soluzione, è uno strumento che può aiutare a individuare percorsi di riorganizzazione e ha evidenziato come strumenti quali il fascicolo sanitario elettronico e il ruolo capillare delle farmacie siano essenziali nell’erogazione dei servizi.

Anna Maria Foresi, segretario nazionale Fnp Cisl, ha richiamato la necessità di una governance moderna che coordini le politiche socioassistenziali e quelle sanitarie, poiché: «i bisogni non sono né solo sociali né solo sanitari. L’integrazione tra Lea, sostanzialmente finanziati, e i Leps, con un finanziamento irrisorio di 376 milioni di euro, rappresenta un fattore cruciale. La rigidità organizzativa, unita alla lentezza nell’innovazione digitale e alla carenza di connettività in alcuni luoghi, rappresenta un blocco nel sistema. Ritengo sia necessario un confronto serio tra Regioni, Comuni e Governo».

«Un elemento di allarme», dice Francesca Salvatore, segretaria nazionale Uilp-Uil, «è l’annuncio che nell’ultima revisione del Pnrr, del valore di circa 34 miliardi di euro, la Missione 6 non verrà riprogrammata.
Benché le Regioni abbiano assicurato che rispetteranno tutti gli obiettivi entro giugno del prossimo anno, i dati pubblicati da Agenas mostrano più di una criticità.

La preoccupazione centrale è che la riforma del DM 77 non riesca a raggiungere pienamente i suoi obiettivi. Dare concretezza a questa riforma è fondamentale e la a prossima legge di bilancio sarà il momento cruciale per capire se vi sarà un ampliamento degli organici destinati a far funzionare le nuove strutture previste dalla riforma.
È inoltre essenziale trovare una soluzione per ripensare la convenzione con i medici di medicina generale».

Natale Forlani, presidente Inapp, pur concordando sulla necessità d’investire di più e utilizzare le tecnologie, ha messo in guardia sul fatto che l’invecchiamento della popolazione.
Lo scenario futuro provocherà un aumento vertiginoso dei fabbisogni, rendendo il trend della domanda enormemente più veloce della capacità di risposta.

«Serve una governance contributiva, non rivendicativa. Mancano i fondi per la legge sulla non autosufficienza mentre si dà priorità all’anticipo pensionistico.
Occorre riposizionare l’interesse nazionale, mobilitando le risorse sottoutilizzate, come il sistema universitario per i servizi socioassistenziali, in chiave di miglioramento dell’efficienza» ha concluso Forlani.

All’incontro sono intervenuti anche i rappresentanti delle diverse componenti che animano l’Osservatorio (AiSDeT, Apmarr, Aris, Confcooperative, Federfarma, Fofi, Lint, Simed, Sin, SINefrologia, SIR) convergendo sulla necessità di ricomporre un contesto che possa garantire pari opportunità di accesso ai servizi alle cittadine e ai cittadini sul territorio nazionale attraverso il potenziamento delle indagini che saranno avviate nei prossimi mesi e la convocazione, in primavera, di una Conferenza nazionale sull’assistenza territoriale.

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