Con 1680 donazioni tra morti e viventi, lo scorso anno si è ottenuto il secondo miglior risultato di sempre nell’ambito dei trapianti, secondo solo al 2017, anno in cui le donazioni erano state 1763. Calano invece le opposizioni alla donazione (29,9% contro il 32,8% del 2016).
Ecco nel dettaglio i trapianti effettuati lo scorso anno:
- 3718 in tutto di cui 311 da vivente,
- 2117 trapianti di rene,
- 1245 di fegato,
- 233 di cuore,
- 143 di polmone,
- 41 di pancreas.
Aumentano anche i trapianti a cuore fermo, una delle procedure su cui la Rete Trapianti sta lavorando per aumentarne l’utilizzo: gli accertamenti con criteri cardiaci eseguiti sono stati 73 (+32,7% rispetto al 2017) mentre i trapianti effettuati sono saliti da 32 a 47 (+46,9%).
A rimanere invariata tuttavia è la disomogeneità che si osserva tra Regione e Regione, con volumi di attività al sud molto inferiori rispetto a quelli del centro e del nord.
Diminuiscono, in ogni caso, le liste d’attesa, trainate soprattutto dalla lista per il trapianto di rene, scesa del 2,1% in 12 mesi.
Interessante osservare anche che la sopravvivenza del paziente a seguito del trapianto è alta, così come quella dell’organo a 12 mesi dal trapianto e, similmente, la maggioranza dei trapiantati in età da lavoro riesce a tornare alle proprie mansioni. In questo senso il trapianto di polmone è quello che vede ancora la minor percentuale di sopravvivenza del paziente (69,6%) e dell’organo (68,1%) a 12 mesi.
Un altro dato interessante infine riguarda le dichiarazioni di volontà al trapianto, salite in un solo anno del 76,15%, probabilmente anche grazie alla possibilità di effettuarle insieme al rinnovo della carta di identità in 5.598 municipi italiani.
Stefania Somaré