Il Rapporto 2024 dell’Osservatorio Long Term Care

Il tema della non autosufficienza in Italia continua a rimanere marginale nell’agenda dei cittadini e a gravare principalmente sulle famiglie. Dei 3,95 milioni di soggetti over 65 non autosufficienti stimati nel 2021, appena il 29,8% ha trovato risposte nei servizi di welfare pubblico.

Da questo scenario ha preso avvio il 6° rapporto dell’Osservatorio Long Term Care di Cergas SDA Bocconi ed Essity, che si concentra sulla sostenibilità a medio-lungo termine del comparto, offrendo spunti anche frutto del confronto internazionale.

Il progressivo invecchiamento della popolazione italiana impone una riflessione sui servizi dedicati alla non autosufficienza. 

Lo scenario italiano della non autosufficienza

In Italia, nel 2021, la stima degli anziani non autosufficienti di età superiore ai 65 anni era di 3.959.395 individui, pari al 28,4% della popolazione complessiva over65, al 32,5% della fascia di età compresa tra 75 e 84 anni e al 63,8% degli over85. 

Più in generale, il trend della non autosufficienza mostra un andamento di crescita costante: + 0,6% riscontrato tra il 2020 e il 2021. A fronte di ciò, solo il 29,8% degli anziani non autosufficienti ha trovato risposte nel welfare pubblico, prevalentemente nei servizi residenziali e di Assistenza Domiciliare Integrata – ADI; servizio, quest’ultimo, più capillare sul territorio sebbene le ore erogate (in media pari a 15 su base annua per assistito) risultino purtuttavia insufficienti a garantire una effettiva presa in carico.

Coloro che non hanno trovato risposte nel welfare pubblico hanno fatto ricorso alle badanti (che comunque nel 2022 hanno registrato un -4,9% rispetto all’anno precedente, anche in virtù di crescenti difficoltà da parte delle famiglie a sostenerne la spesa) e al caregiving familiare.

A ciò si aggiunge che accreditate stime prevedono un’ulteriore crescita futura della popolazione over65: dal 23,5% della popolazione totale del 2023, si passerà al 30% nel 2030 e al 34,9% nel 2050, con bisogni assistenziali evidentemente crescenti. 

In questo scenario, i ricercatori del Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale – Cergas, di SDA Bocconi ed Essity,  hanno concentrato l’attenzione del 6° Rapporto dell’Osservatorio Long Term Care sulla sostenibilità del settore nel medio-lungo periodo, anche alla luce dell’approvazione definitiva del decreto attuativo della legge di riforma dell’assistenza agli anziani (legge 33/2023), prescritta dal PNRR, attraverso un’analisi di tre dimensioni: economico-finanziaria, dei modelli di servizio, del personale e delle competenze.

La sostenibilità economico-finanziaria

In termini generali, la sostenibilità economico-finanziaria è relativa alla capacità di raggiungere l’equilibrio economico-finanziario e, auspicabilmente, di generare risultati economici positivi in maniera stabile e duratura nel tempo. Si tratta di un tema non nuovo che evidenzia un gap crescente tra il sistema di tariffe pubbliche riconosciute ai gestori e le crescenti complessità dei residenti.

Nonostante tra il 2019 e il 2022 il comparto abbia registrato un +20,7% di fatturato, i gestori evidenziano un disallineamento tra i ricavi e le risorse da impiegare.

Altresì, le possibilità di una espansione della spesa pubblica verso il settore delle Long Term Care risultano estremamente limitate e comunque insufficienti rispetto al bisogno presente sul territorio.

Uno scenario questo ulteriormente aggravato dalle dinamiche inflattive degli ultimi anni e dai costi crescenti di alcuni fattori produttivi.

I modelli di servizio

Lo scenario attuale restituisce una fotografia che evidenzia come la rete di welfare raggiunga una quota residuale di soggetti, lasciando fuori una platea sterminata di anziani e famiglie che si auto-organizzano in proprio, ovvero attraverso il ricorso alle badanti.

Un elemento questo che lascia ampio margine alla promozione di servizi innovativi rivolti a specifici target. Tuttavia, benché sussistano potenzialità per lo sviluppo di nuovi mercati, mancano ad oggi solide strategie innovative. 

Il nodo del personale

Il personale e le competenze rappresentano ormai da diverso tempo temi cruciali e problematici. Il settore della Long Term Care continua a vivere una stagione caratterizzata dalla carenza di personale – più marcata per i gestori che operano esclusivamente sulla filiera sociosanitaria come le RSA, dove la mancanza di medici e infermieri si attesta al 18% e all’11% quella degli OSS, rispetto a chi gestisce anche servizi sanitari, come lungodegenza e riabilitazione, in cui le percentuali sono pari, rispettivamente, al 10 e al 7%. A pesare gli elevati tassi di turnover – 33% per il personale sanitario, 25% per il personale assistenziale – l’insoddisfazione e la scarsa attrattività del comparto. 

Il confronto internazionale: Francia, Germania e Svezia

Un capitolo del rapporto è dedicato al confronto internazionale, con un’analisi della situazione di tre Paesi europei, diversi tra loro per dimensione e riforme messe in atto per garantire una maggiore sostenibilità nel tempo ai servizi dedicati alla non autosufficienza.

Il sistema francese eroga un’indennità per molti aspetti simile a quella di accompagnamento erogata dall’INPS; in Germania, contesto in cui prevale il modello assicurativo, si stanno affermando sistemi di valutazione del bisogno che vanno nella direzione di una maggiore personalizzazione; il contesto svedese mostra un importante intervento di welfare pubblico che ha investito negli ultimi anni sullo spostamento delle cure dal residenziale al domiciliare.

Il rapporto si conclude con una serie di spunti e proposte puntuali finalizzate ad assicurare una sostenibilità di lungo periodo al settore nei tre assi considerati.

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