Lo scorso 20 novembre a Roma si è riunita l’Accademia dei Direttori della Società Italiana di Medicina di emergenza-Urgenza, per discutere lo stato dell’arte della situazione della medicina di Emergenza Urgenza, evidenziando le principali criticità in essere anche alla luce di risultati di un’indagine istantanea che ben inquadra la complessa realtà dei Pronto Soccorso, ma anche per ribadire il ruolo insostituibile e cruciale degli urgentisti all’interno del SSN.
Il presidente nazionale Simeu, Alessandro Riccardi, in apertura ha sottolineato quanto il principale problema dei Pronto Soccorso non sia tanto rappresentato dagli accessi impropri – codici bianchi e verdi – che dovrebbero essere gestiti a livello territoriale e che certamente alimentano un pesante congestionamento, ma il boarding, che rimane per i professionisti Simeu la principale criticità.
Tra le richieste, il riconoscimento del lavoro usurante, finanziamenti e incentivi per un rilancio della professione. È necessario ricordare a quest’ultimo proposito che ogni mese circa 100 medici urgentisti fuggono dal sistema pubblico e che l’adesione alla scuola di specialità evidenzia un 53% di borse assegnate (un segnale di miglioramento rispetto al 30% di pochi anni fa, ma ancora non sufficiente).
Tra carenze e necessità: l’indagine Simeu
L’indagine, condotta su circa 50 Pronto Soccorso (corrispondenti al 12% degli accessi nazionali nel 2024), fornisce dati significativi e allarmanti sulle prospettive per l’inizio del 2026.
A livello di organico medico, l’indagine rivela che il 69% dei Pronto Soccorso è sotto la soglia di sicurezza.
La crisi del personale medico rimane il fattore più critico, con proiezioni che non preannunciano miglioramenti sostanziali per il prossimo futuro, specialmente a causa delle scadenze contrattuali legate all’emergenza pandemica.
I dati sulla copertura di organico prevista per gennaio 2026 sono netti: solo il 31% delle strutture prevede una copertura superiore al 75% del personale necessario; il 69% dei Pronto Soccorso prevede una copertura inferiore al 75%; il 30% delle strutture (sommando il 26% con meno del 50% di organico e il 4% con meno del 25%) avrà un organico medico inferiore alla metà del necessario.
«Questi dati, pur in lieve miglioramento rispetto agli anni precedenti, confermano come la crisi del personale medico continui a rappresentare un elemento fortemente critico» ha sottolineato il presidente nazionale Simeu. In assenza di soluzioni strutturali, il sistema continuerà a dipendere da “soluzioni tampone” come le prestazioni aggiuntive e il ricorso a contratti esterni al SSN.
Emergenza psichiatrica: 350 mila interventi urgenti l’anno
L’indagine si è focalizzata sulle urgenze psichiatriche, che ormai rappresentano una parte consistente e crescente dell’attività del Pronto Soccorso.
Le consulenze psichiatriche richieste nel campione esaminato ammontano a 40 mila per il 2024, equivalenti a quasi il 2% degli accessi totali in Pronto Soccorso. Proiettando il dato, si stima una necessità di circa 350.000 interventi psichiatrici in urgenza all’anno a livello nazionale.
A ciò si somma una carenza specialistica per cui solo il 54% delle strutture dispone di una guardia attiva specialistica. Nel 33% è prevista solo la reperibilità, e nel 13% non è previsto alcun intervento psichiatrico.
«Il dato ripropone una questione nota ma irrisolta, relativa all’evidente peso crescente del disagio e della patologia psichiatrica che si deve confrontare con un’insufficienza delle risorse specialistiche», ha commentato Fabio De Iaco, responsabile dell’Accademia dei Direttori Simeu.
Il dramma degli adolescenti
La situazione è ancora più critica per la popolazione giovanile. Il 10% delle consulenze psichiatriche nel 2024 ha riguardato pazienti di età inferiore ai 18 anni.
Altresì, il 61% delle strutture che ha partecipato all’indagine non ha alcuna possibilità di ricovero per adolescenti con problemi comportamentali.
Quando il ricovero è possibile (nel restante 39%), solo l’11% dispone di un reparto dedicato di neuropsichiatria infantile, mentre il 9% ricorre impropriamente al ricovero nelle strutture per adulti.
Codici rosa: 250 mila casi gestiti in Pronto Soccorso
L’indagine ha acceso i riflettori anche sui Codici Rosa, che identificano e assistono le donne vittime di violenza di genere.
Nel campione, le pazienti con codice rosa registrate nel 2024 sono state poco più di 3.000. Proiettando questo dato sul totale nazionale, si ottiene un numero allarmante di circa 250 mila codici rosa gestiti dai Pronto Soccorso.
Il dato, stabile dal 2022, è un indice drammatico della violenza di genere. Antonella Cocorocchio, responsabile dell’area infermieristica Simeu, ha evidenziato come l’impegno assistenziale vada ben oltre quello clinico, richiedendo al Pronto Soccorso compiti sociali complessi, come l’identificazione di rifugi sicuri per le vittime e i loro figli.
«Le risorse programmate sono spesso insufficienti a fronte della massima disponibilità degli operatori, per compiti che hanno risvolti di carattere non solo clinico ma sociale e assistenziale».
L’indagine, pur essendo una fotografia istantanea, conferma che il Pronto Soccorso in Italia opera in condizioni estreme, gestendo non solo la medicina d’urgenza tradizionale, ma anche le macro-emergenze sociali derivanti dal crescente disagio psichico e dalla violenza di genere.


