La struttura è all’opera su quaranta trial clinici e tre ricerche finanziate. Obiettivo: conoscere meglio le malattie cardiache e vascolari e trovare nuovi biomarcatori e soluzioni per diagnosi e cura.
“Questo laboratorio rappresenta un ponte fondamentale tra la ricerca di base e l’applicazione clinica, con l’obiettivo di tradurre le scoperte scientifiche in trattamenti innovativi che possano migliorare la vita dei nostri pazienti. Il nostro impegno è quello di mettere al centro il paziente, e attraverso questo nuovo spazio potremo accelerare il processo che porta le innovazioni scientifiche dal banco di laboratorio al letto del paziente e trasformare la ricerca in una risorsa concreta per la salute delle persone”.
Questo il pensiero che Lorenzo Venturini, ad di Maria Cecilia Hospital, ha espresso nel corso dell’inaugurazione del nuovo Laboratorio di Ricerca Traslazionale dell’ospedale romagnolo, sito a Cotignola, in provincia di Ravenna. Parte di GVM Care & Research, l’ospedale di Alta Specialità dispone ora di un laboratorio di 750 mq, situati al quarto piano della struttura.
Le caratteristiche del Laboratorio
Il nuovo Laboratorio di ricerca traslazionale del Maria Cecilia Hospital è diviso in sette aree: istologia, biologia molecolare, microscopia ottica e confocale, colture cellulari, biochimica, laboratorio di citofluorimetria, area freezer per la conservazione dei campioni. Il team di lavoro, formato da 20 tra ricercatori e studenti, è coordinato dal direttore scientifico, la prof.ssa Elena Tremoli, e diviso in 3 diversi gruppi di ricerca: uno dedicato alla fisiopatologia mitocondriale, uno alla fisiopatologia endoteliale e della rigenerazione e l’ultimo ai biomateriali. Collaborano con il Laboratorio l’Università La Sapienza di Roma, con l’Università degli Studi di Ferrara e con l’IRGB-CNR (Istituto di Ricerca Genetica e Biomedica).
Il team può contare su attrezzature e tecnologie all’avanguardia per le culture cellulari, le analisi molecolari e biochimiche. e su un sequenziatore NSG, un digital PCR, un analizzatore del metabolismo cellulare, uno spettrometro di massa, citofluorimetri, un analizzatore di vescicole extracellulari, microscopi a fluorescenza e confocale e una biostampante 3D. Obiettivo, riuscire a studiare i meccanismi molecolari e cellulari che caratterizzano la fisiopatogenesi delle malattie cardiache e vascolari. Inoltre, si vogliono individuare biomarcatori predittivi che possano innovare la diagnosi e la cura di queste malattie.
Conferma la prof.ssa Tremoli: “il nostro lavoro è focalizzato principalmente sullo studio dei meccanismi cellulari e molecolari alla base delle malattie cardiovascolari, tra cui ischemia miocardica, malattia coronarica e valvolare, vasculopatia periferica e aterosclerosi.
Il team di ricerca è costituito da ricercatori, ma anche da clinici che operano nell’ambito della cardiologia, della cardiochirurgia, della cardiologia interventistica e dell’elettrofisiologia, delle patologie correlate come il piede diabetico e la chirurgia bariatrica, ma anche ricercatori nell’ambito delle biotecnologie e della biologia cellulare, fisici e ingegneri. Una struttura complessa e multidisciplinare che affronta la malattia in tutte le sue sfaccettature per individuare nuovi biomarcatori e target terapeutici utili allo sviluppo di trattamenti innovativi attraverso un approccio multidisciplinare”.
Un esempio della collaborazione virtuosa pubblico-privato
Presente all’inaugurazione del Laboratorio, l’on. Anna Maria Bernini, ministro dell’Università e della Ricerca, ha sottolineato l’importanza di integrare scienza e impresa “attraverso un approccio innovativo, che possa portare a risultati straordinari. Ricerca e industria devono procedere in sinergia, alimentandosi reciprocamente lungo un percorso virtuoso di crescita condivisa”.
Fa parte di questo processo anche il dialogo tra settore pubblico, spesso detentore della conoscenza, e settore privato, proprietario dell’Industria. Un dialogo che, “rappresenta il modo migliore per creare nuove opportunità di lavoro, ottimizzare i processi di ricerca e ridurre i tempi di transizione tra formazione e occupazione. Una collaborazione capace di accelerare e potenziare lo sviluppo del nostro Paese”.