La pandemia in corso rischia di far saltare più di un sistema sanitario regionale, ma parte del problema affonda le sue radici nei tagli alla sanità perpetrati nei decenni scorsi in termini di posti letto e personale.

Per esempio, i 311.000 posti letto ospedalieri presenti in Italia nel 1998 erano scesi a 190.000 nel 2019. Questo, in sintesi, il messaggio di un recente studio di Anaao Assomed che sottolinea come il numero di posti letto internistici sia mediamente occupato al 50% da pazienti Covid, di fatto togliendo spazio al ricovero di soggetti con altre patologie.
A ciò si aggiunge il fatto che per far fronte al crescente aumento di casi e ricoveri, alcune Regioni sembrano aver convertito letti di degenza in reparti non internistici a letti Covid.

Questa situazione, si legge nel comunicato stampa del sindacato, comporta anche un notevole carico di lavoro aggiuntivo per infermieri e medici ospedalieri: mediamente, infatti, il numero di professionisti sanitari che opera in una struttura non è cambiato, se non di poche unità, e a questi di chiedono turni di lavoro massacranti per far fronte alla situazione.
Inoltre, sottolineano ancora da Anaao, la carenza di specialisti già evidenziata negli ultimi anni si manifesta oggi con evidenza ancora maggiore: praticamente in tutte le Regioni mancano internisti, infettivologi e pneumologi.

La soluzione è quindi far lavorare a fianco dei pazienti Covid specialisti in chirurgia, cardiologia, ortopedia, oculistica e altro ancora.
La situazione descritta dall’organizzazione è tutt’altro che rosea, con Regioni tutte dedicate alla cura del Covid e non più in grado di rispondere adeguatamente al bisogno di salute della cittadinanza legato a patologie non Covid.
Lo studio di Anaao Assomed approfondisce la situazione di ogni Regione, facendo un confronto continuo con i posti letto del 2018, preso come ultimo anno con dati certi e di chiara interpretazione, per calcolare il tasso di saturazione.

In questo modo si evidenziano Regioni meno virtuose di altre, in particolare Piemonte (saturazione al 191%), Lombardia (saturazione al 129%), Liguria (saturazione al 118%), Lazio (saturazione al 91%) e Campania (saturazione al 87%).
Si tratta di Regioni che avevano un numero di posti letto internistici in rapporto alla popolazione già bassi nel 2018. Tra le altre cose, lo studio sottolinea come questa carenza sia da ben prima della pandemia la causa principale delle attese in Pronto Soccorso per ricovero.
Insomma, come spesso è stato detto, l’attuale situazione sanitaria ha fatto emergere in modo dirompente anomalie e limiti già esistenti dei SSR.

Forse, consigliano gli autori, sarebbe il caso di tornare a investire su questi sistemi, perché la salute è un bene primario.
Qualcuno direbbe anche che il potere economico di una nazione sta anche nella salute dei suoi cittadini: quindi investire in salute dovrebbe avere anche ottimi risvolti di carattere economico finanziario.
Il documento è stato realizzato a quattro mani, vi hanno partecipato Matteo d’Arienzo, del Consiglio Direttivo Cosmed – Anaao Assomed Emilia-Romagna, Pierino Di Silverio, responsabile nazionale Anaao Giovani, Paola Gnerre di Anaao Assomed Liguria e da Carlo Palermo, segretario nazionale del sindacato.

Stefania Somaré