Al XXIV convegno nazionale dell’Associazione Italiana Ingegneri Clinici, in programma presso il centro congressi La Nuvola di Roma dal 15 al 18 maggio, sono attesi oltre 2.500 partecipanti. Al centro del dibattito territorio, prossimità e sanità digitale, sulla spinta dei DM 70 e 77, che nel post Covid hanno previsto la riorganizzazione della rete assistenziale di prossimità. Portare la tecnologia fuori dagli ospedali è per l’ingegneria clinica una sfida che necessita di nuove strategie e competenze.
«Il tema chiave dell’edizione 2024 del convegno AIIC è la sanità di prossimità, delle cure territoriali e di come l’infrastruttura digitale sia o possa essere un fattore abilitante», ha sostenuto l’ing. Lorenzo Leogrande, responsabile dell’Unità di Valutazione delle Tecnologie presso la Fondazione Policlinico Agostino Gemelli di Roma e presidente del convegno.
«Si tratta di temi che indicano un importante cambio di prospettiva per la nostra professione. Ci siamo sempre mossi all’interno dell’ospedale, mentre oggi abbiamo di fronte due importanti leve di cambiamento.
Da una parte, quanto concerne il digitale e l’IA, all’interno degli ospedali stessi, in quanto l’innovazione tecnologica e il digitale stanno permeando ogni attività e processo, e le tecnologie sono ormai parte integrante dei processi di cura; dall’altra, si assiste a uno spostamento delle tecnologie, che stanno diventando fattori abilitanti anche per quanto riguarda le cure territoriali. Ci aspetta un cambiamento significativo al quale ci stiamo preparando».
AIIC Awards: valutazione dei lavori e target
Un aspetto peculiare degli Awards è essere aperti alla partecipazione non solo degli ingegneri clinici ma anche ad altre professioni della sanità. «Negli anni passati abbiamo avuto lavori provenienti da specialisti clinici piuttosto che dal personale infermieristico, dal management ospedaliero. Si è trattato di awards molto partecipati anche da parte delle aziende che, attraverso questa modalità, hanno presentato soluzioni proprie», spiega l’ing. Stefano Bergamasco, socio e amministratore di MedTech Projects, direttore del Centro Studi AIIC e membro dell’Advisory Council Committee della Global Clinical Engineering Alliance.
Nel corso del convegno, solitamente in occasione della cena sociale, vengono consegnate le targhe ai primi tre classificati di ciascuna area tematica, nonché al vincitore del miglior progetto in assoluto.
«Questo consente un coinvolgimento di tutti i partecipanti al convegno: oltre ai punteggi tecnici espressi dalle giurie specialistiche, viene difatti aperta una votazione pubblica, molto social; lo score complessivo è frutto della somma dei voti della giuria e del pubblico che, accedendo al sito, concorre alla valutazione del vincitore», ha spiegato l’ing. Bergamasco.
Il premio Innovazione in sanità
«Il Premio Innovazione in Sanità, a cui tengo particolarmente, è stato introdotto a ridosso dell’edizione 2023 e ha riscosso grande interesse, con 70 candidature arrivate in soli 15 giorni». Si tratta di un’iniziativa rivolta alle aziende che accoglie candidature di progetti che fanno riferimento a sistemi presenti sul mercato, dispositivi con marcatura CE.
«Mi piace molto poter legare concettualmente il mercato, che propone innovazione, a un elemento valutativo in cui noi ci poniamo come giudici. Si tratta di un’idea fortemente supportata dai numeri e che crea un legame ancora più solido tra ingegneria clinica e mondo delle imprese».
AIIC: direttrici, sfide e aspettative future
L’ing. Umberto Nocco, presidente AIIC, riflette infine sulle direttrici di sviluppo principali degli ultimi anni e su come AIIC si pone rispetto alle sfide del momento.
«Essenzialmente, seguiamo due filoni: uno interno ad AIIC e uno esterno. Quanto al primo aspetto, abbiamo puntato molto sulla formazione, perché il nostro lavoro è fatto di competenze che richiedono un continuo aggiornamento.
AIIC, per rispondere a questa esigenza dei propri associati e grazie alle competenze interne di cui dispone, negli ultimi anni ha incrementato ulteriormente l’attività formativa che è sempre stata parte del suo DNA. Altresì, è stata mantenuta, oltre la fase emergenziale estremamente complicata del Covid-19, la comunità di pratica come forma di aiuto e supporto reciproco tra professionisti. Guardando all’esterno, abbiamo ripreso collaborazioni storiche con alcune società scientifiche, oltre che – in maniera intensiva e allargata – i contatti con le istituzioni.
L’obiettivo di queste attività è consolidare ulteriormente la figura dell’ingegnere clinico all’interno del sistema sanitario nazionale, con qualche nuova sfaccettatura frutto dell’evoluzione della professione. La richiesta, in primis alle istituzioni regionali, e quindi a quelle nazionali, è quella di investire su questa figura ormai necessaria nel panorama sanitario odierno».
Quello dell’investimento professionale è un tema ampio e che va oltre l’aspetto delle competenze, coinvolgendo l’attrattività stessa del SSN nei confronti dei giovani, le possibilità di carriera e di crescita professionale.
«Il nostro obiettivo è comprendere i percorsi migliori per raggiungere obiettivi tangibili per i soci più giovani, che sono comunque molto numerosi».