Le tecniche chirurgiche sono sempre più volte alla mininvasività, il che dà modo ai pazienti di avere una ripresa postoperatoria più rapida e meno dolorosa e consente anche di operare pazienti che non riuscirebbero a sosterrebbero un intervento tradizionale.

Proprio all’insegna della minore invasività dell’atto chirurgico, l’Ospedale del Cuore di Massa, della Fondazione Monasterio, ha portato a termine con successo due interventi innovativi: uno di riparazione transcatetere della valvola tricuspide senza aprire il torace e a cuore battente e l’altro di riparazione dell’aorta con protesi endovascolare. In entrambi i casi si tratta di interventi mai realizzati in Italia.

A condurli, l’Unità Operativa di Cardiologia Diagnostica e Interventistica dell’ospedale. Nel primo intervento, l’équipe ha utilizzato la tecnica Pascal Ace, che utilizza un sottile catetere per arrivare dalla coscia al cuore e riparare il lembo della valvola malata. Essenziale il ruolo dell’ecografista che guida, come fosse un navigatore, i cardiochirurghi nella riparazione. Questa modalità di riparazione della valvola tricuspide dà modo di ampliare la pletora di pazienti su cui intervenire: solo l’1% di coloro che ne avrebbero bisogno può infatti sottoporsi a un intervento a cuore aperto.

Il team che ha realizzato l’intervento di riparazione transcatetere della valvola tricuspide, da sinistra, in basso: il dottor Massimiliano Mariani, cardiologo interventista dell’Ospedale del Cuore, il dottor Sergio Berti, direttore dell’Unità Operativa di Cardiologia Diagnostica e Interventistica dell’Ospedale del Cuore, il dottor Giuseppe Trianni, cardiologo interventista dell’Ospedale del Cuore

Il dottor Sergio Berti, direttore dell’Unità Operativa di Cardiologia Diagnostica e Interventistica dell’Ospedale del Cuore, commenta: «un risultato di grande soddisfazione: abbiamo finalmente una tecnica minimamente invasiva per i pazienti fragili ed affetti da molteplici comorbidità. Ulteriore soddisfazione, è stato il risultato finale straordinariamente buono».

Risultato che necessita di un’altissima coordinazione e affinità tra le figure presenti in sala operaotira. Il secondo intervento, di riparazioe dell’aorta con protesi endovascolare, richiede un approccio multidisciplinare.

L’Aortic-Team, da sinistra: il dottor Michele Murzi, cardiochirurgo dell’Ospedale del Cuore, il dottor Antonio Rizza, cardiologo interventista dell’Ospedale del Cuore, il dottor Giovanni Credi, chirurgo vascolare dell’Ospedale delle Apuane dell’Azienda USL Toscana Nord-Ovest, il dottor Cataldo Palmieri, cardiologo interventista dell’Ospedale del Cuore

In questo caso, l’intervento è stato eseguito in streaming in Europa, Asia e America Latina. Spiegano il dottor Antonio Rizza e il dottor Cataldo Palmieri, cardiologi interventisti dell’Ospedale del Cuore: «sono state sviluppate tecniche completamente endovascolari, che consentono di intervenire con poche piccole incisioni, riducendo al minimo le possibili complicanze per il paziente».

Un’opportunità che, ancora una volta, consente di effettuare l’intervento anche su pazienti fragili. Presso l’Ospedale di Massa i pazienti con patologia aortica sono presi in carico dall’Aortic-Team, un gruppo multidisciplinare composto da cardiologi interventisti, cardiochirurghi, anestesisti e radiologi della Fondazione Monasterio, coadiuvati dai chirurghi dell’Unità Operativa di Chirurgia Vascolare dell’Ospedale delle Apuane dell’Azienda USL Toscana Nord-Ovest, diretta dal Dottor Giovanni Credi.
Un percorso maturato negli anni che vede nella multidisciplinarietà e nella collaborazione il punto focale del successo terapeutico sul paziente.

Stefania Somaré