Chirurgia endocrina, meglio se svolta in centri specializzati

Si è discusso dell’importanza dei centri esperti e delle ultime novità in fatto diagnostico-terapeutico.

Durante il convegno “Nuove prospettive in Chirurgia Endocrina” è stato fatto il punto sulle terapie e gli avanzamenti tecnologici nel settore endocrinologico. Presieduto da prof. Rocco Bellantone e dal prof. Alfredo Pontecorvi e diretto dal dott. Pietro Princi, l’evento ha tenuto anche a precisare l’importanza dell’esperienza del chirurgo endocrinologico per garantire la sicurezza del paziente e outcome positivi.

 

Meno del 50% dei pazienti viene operato in centri esperti

Purtroppo, come sottolinea il dott. Princi, «non tutti i pazienti vengono trattati nelle Thyroid Unit e nei centri di riferimento: oltre il 50% viene operato in reparti di chirurgia non specialistica, dove aumentano i rischi di lesioni al nervo ricorrente con alterazioni funzionali della voce o i danni intraoperatori alle ghiandole paratiroidi. In Italia e nel mondo sono stati stabiliti precisi volumi di interventi per definire i centri di eccellenza.

In questa chirurgia l’esperienza fa la differenza: 500 interventi l’anno per i Centri di Riferimento Nazionali, 150 l’anno per le Unità di Chirurgia Endocrina e 50 l’anno per i Centri di riferimento di Chirurgia della Tiroide come stabilito dalla Società Chirurgica di riferimento», ovvero la Società Italiana Unitaria di Endocrinochirurgia (SIUEC).
Alle prestazioni erogate si aggiunge poi la valutazione dell’organizzazione e del funzionamento dell’ospedale, oltre alla qualità della prestazione e al risultato ottenuto. Importante la presenza di una presa in carico multidisciplinare del paziente. 

Novità nelle tecniche diagnostiche e chirurgiche

Durante il convegno si è discusso anche di metodiche diagnostiche, in particolare delle novità presenti nel settore, come l’uso delle nuove tecniche di biologia molecolare, delle quali la scienza non ha ancora chiarito la reale utilità nel percorso diagnostico-terapeutico. Sempre in ambito diagnosi, sono state messe sul tavolo le limitazioni dell’ecografia tiroidea e dell’agobiopsia tiroidea: la prima è sovradiffusa, perché nella popolazione i noduli benigni alla tiroide sono estremamente presenti, mentre la seconda non sempre risolve il dubbio diagnostico.

Ha, però, il potenziale di indirizzare il paziente verso il percorso medico o chirurgico più adeguato. Si è poi parlato di tecniche operatorie mininvasive, capaci di migliorare il decorso post-operatorio come in altri ambiti, con riduzione del dolore e dell’uso di antidolorifici, e di migliorare il risultato estetico, importante soprattutto per le donne, ma non solo. Queste tecniche garantiscono, infatti, di ridurre, se non eliminare, la cicatrice a livello cervicale.

Sempre in ambito chirurgico, si è discusso anche del valore del monitoraggio intra-operatorio del nervo ricorrente, così da garantirne l’integrità a fine intervento. Come in tutte le altre branche della medicina, si cerca modo di personalizzare al massimo gli interventi per i pazienti affetti da patologie endocrinologiche che richiedono un intervento chirurgico.