Chirurgia robotica e grandi anziani

Luigi Da Pozzo

Negli anni l’utilizzo di robot chirurgici è aumentato notevolmente anche in Italia. Presso l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, per esempio, nel 2022 sono stati effettuati 322 interventi robot-assistiti, numero che segna un +60% rispetto al 2021. In media, significa ricorrere alla piattaforma robotica una volta al giorno.

Il prof. Luigi Da Pozzo, direttore del Dipartimento Chirurgico dell’ospedale bergamasco, sottolinea come questo «numero di interventi va ben oltre le indicazioni regionali, che per il 2022 fissavano in 250 il numero di interventi auspicato per un utilizzo ottimale della dotazione di ciascun ospedale e che chiedevano di coinvolgere un sempre maggior numero di Unità nell’utilizzo del robot.

In Urologia facciamo ricorso al robot ormai in media oltre quattro giorni a settimana, con un aumento di oltre il 40% rispetto agli interventi dell’anno precedente. La Ginecologia quasi raddoppia gli interventi rispetto al 2021.

La Chirurgia 1 addominale e toracica, che si è unita a pieno regime al programma nel 2022, ha ormai un’attività pienamente consolidata e soprattutto è riuscita ad ampliare la tipologia di tumori trattati con il robot, dal colon retto allo stomaco.
Il 2022 è stato l’anno che ci ha visto realizzare i primi interventi di Chirurgia pediatrica, tra pochi centri in Italia. Tutte e quattro le unità finora coinvolte hanno potenziale per un’ulteriore crescita».

Dal momento che l’approccio robotico permette di effettuare chirurgie mininvasive ad alta precisione, amplia anche le tipologie di pazienti che possono accedere a determinate chirurgie, tra le quali i grandi anziani.

È il caso di un uomo di 90 anni sottoposto a gastrectomia parziale per rimuovere un tumore allo stomaco. Molto energico rispetto all’età anagrafica, il paziente aveva deciso di affrontare l’intervento, nonostante una decina di anni fa fosse stato sottoposto a un’operazione per un complesso aneurisma aortico.
Il team multidisciplinare che ha valutato il caso, composto da chirurgo addominale, cardiologo, oncologo, nutrizionista e anestesista, ha quindi deciso di utilizzare un approccio robotico.

Spiega il dott. Roberto Manfredi, che ha gestito la consolle robotica: «la necessità è stata quella di ridurre il più possibile l’impatto operatorio e anestesiologico sul paziente. A farci propendere per il robot è stata soprattutto la possibilità di ridurre al minino l’impatto chirurgico.

La tecnica robotica permette di conservare i benefici legati alla laparoscopia con ulteriori vantaggi quali l’ingrandimento ottico del campo operatorio e la visione tridimensionale, una maggiore precisione grazie ai sette gradi di movimento degli strumenti e alla filtrazione dei tremori della mano del chirurgo ed infine il controllo primario della telecamera».
Inoltre, il postoperatorio è più semplice per il paziente, con meno dolore e più rapida ripresa della funzionalità intestinale.