I robot chirurgici consentono di effettuare interventi più precisi e accurati, eliminando per gli esiti del tremito da stanchezza del chirurgo e consentendo una migliore visione della sede d’intervento.
Hanno però un limite, il costo elevato, motivo per cui nel mondo solo il 2% degli interventi mininvasivi viene eseguito con questa tecnologia.
Qualcosa sta per cambiare, come affermato da Angelo Maggioni, direttore della Divisione di Chirurgia Ginecologica dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano nel corso del recente congresso della Società Europea di Chirurgia Robotica Ginecologica: «stiamo entrando nell’era digitale della robotica in chirurgia: il robot non sarà più guidato in ogni movimento direttamente dal chirurgo alla consolle (come avviene oggi), ma replicherà fedelmente il percorso che il chirurgo avrà impostato e studiato.
Migliaia di informazioni di anatomia, di tecnica chirurgica e di dati sulle diverse patologie verranno immessi nel sistema digitale interposto tra chirurgo e paziente, per migliorare la decision making per quel caso specifico.
Una chirurgia sempre più precisa, guidata dalla realtà aumentata.
Una chirurgia che, sempre più supportata dall’intelligenza artificiale, porterà un equilibrio e un miglioramento nei risultati finali conseguiti dai singoli operatori.
I nuovi robot avranno, inoltre, un costo inferiore, aspetto che rende questa tecnologia alla portata di tutti gli ospedali. Per questo parliamo oggi di democratizzazione della chirurgia».
Il cambiamento dovrà essere ovviamente supportato dalla formazione dei nuovi medici e chirurghi, oltre che dalla preparazione dei pazienti che potrebbero accogliere con diffidenza un robot che opera senza intervento diretto del chirurgo.
Stefania Somaré