Consultori, risultati della prima indagine ISS

Per gestire al meglio i flussi di richiesta di salute, la collaborazione tra ospedale e territorio è importante e lo sarà sempre più.
Quando si tratta di salute al femminile, di percorsi nascita, di cura dei bambini, di presa in carico degli adolescenti, i consultori hanno un ruolo fondamentale.
L’indagine “Analisi delle attività della rete dei consultori familiari per una rivalutazione del loro ruolo con riferimento anche alle problematiche relative all’endometriosi”, finanziata e promossa dal Ministero della Salute e coordinata dal Reparto Salute della Donna e dell’Età Evolutiva dell’ISS, ha però evidenziato una forte carenza di questi poli di salute nel nostro Paese: ce ne sono 1.800 complessivamente, ma ne servirebbe quasi il doppio.

La legge 34/96 ne prevedeva 1 ogni 20.000 abitanti, mentre la proporzione è oggi di 1 a 35.000.
L’indagine, alla quale hanno partecipato tutte le Regione e le Province Autonome, si è svolta su tre livelli: regionale, ASL e singolo consultorio (pubblico o privato accreditato).
Sono emerse differenze regionali, le prime di carattere amministrativo-organizzativo: in 5 Regioni sono incardinati nel Dipartimento Materno-Infantile, in 2 nel Dipartimento delle Cure Primarie, in 7 fanno capo a Dipartimenti diversi nelle diverse ASL e in 5 non fanno parte di un Dipartimento ma di un Distretto.
In 6 Regioni e in una Provincia Autonoma (per lo più al Nord) ci sono anche consultori privati.

Per quanto riguarda le attività svolte nei consultori, quasi tutti hanno attivato un percorso dedicato al monitoraggio e al miglioramento dell’assistenza in gravidanze a basso rischio ostetrico, parto e puerperio in collaborazione con il livello regionale e assistono la donna nel periodo dell’allattamento.
Anche l’interruzione di gravidanza è garantita, così come lo spazio dedicato ai giovani.

La maggioranza delle Regioni eroga i servizi di consultorio gratuitamente, ma 5 Regioni prevedono un ticket per alcune prestazioni, come esami per infezioni/malattie sessualmente trasmissibili, visite per menopausa, consulenza psicologica e sessuologica, psicoterapia e contraccezione.
Alcuni consultori svolgono anche attività nelle scuole, in particolare per parlare di educazione affettiva e sessuale (94%), di stili di vita e di cyberbullismo.
I programmi di prevenzione all’abuso di sostanze, invece, sono di solito in carico ad altri servizi.

In queste strutture lavorano in prevalenza ginecologi, ostetrici, psicologi e assistenti sociali, ma sono poche le Regioni che raggiungono gli standard previsti per il rapporto tra ognuno di questi professionisti e la popolazione.

Laura Lauria, dell’Istituto Superiore di Sanità e responsabile scientifico del progetto, ha così commentato questi dati: «da questa prima analisi i consultori risultano un servizio unico per la tutela della salute della donna, del bambino e degli adolescenti.
Nonostante la frequente indisponibilità di risorse dedicate e la carenza di organico, tutti i consultori svolgono un’insostituibile funzione di informazione a sostegno della prevenzione e della promozione della salute della donna e dei soggetti in età evolutiva.
Essi accompagnano il percorso nascita seguendo le donne in gravidanza e nel dopo parto, offrono lo screening del tumore della cervice uterina e garantiscono supporto a coppie, famiglie e giovani, sebbene con differenze per area geografica che sono suscettibili di miglioramento».

Stefania Somaré