Corsi di laurea in Infermieristica, calano ancora le iscrizioni

FNOPI lancia l’allarme e sottolinea quali sono gli aspetti strutturali da modificare per poter cambiare rotta.

Si parla sempre più spesso del calo dei medici di medicina generale e degli specialisti, ma c’è un’altra figura sanitaria che inizia a scarseggiare: gli infermieri.

Lo conferma la Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI), che parla di una riduzione di iscrizione al Corso di Laurea in Infermeria per l’anno accademico 2023/24 in media del 10% per il Paese, maggiore al Centro ( -15%) e al Nord (-12,6%) rispetto al Sud (-5,7%).

Da qui l’allarme lanciato dalla Federazione: «senza infermieri l’Italia non avrà più un SSN degno di questo nome, ci aspetta una lunga stagione assistenziale e non saremo più in grado di garantire salute a tutti. È una prospettiva concreta, reale, che comporta perdite economiche, sociali, oltre che un restringimento dei diritti civili».
Quali sono gli aspetti da modificare?

Suggerimenti da FNOPI

Secondo la FNOPI, il vero problema è la carenza di autonomia degli infermieri in Italia, che li porterebbe a non sentirsi adeguatamente considerati. Da qui alcune delle proposte di lavoro per invertire la tendenza in essere. La prima riguarda proprio la formazione: si chiede che vengano aumentati i finanziamenti alle lauree magistrali abilitanti l’indirizzo clinico, che preparano infermieri specialisti capaci di gestire tutta la filiera assistenziale. Parimenti, i docenti infermieri devono poter rientrare sotto il governo del Ministero dell’Università, e non più sotto quello delle Azienda, con i conseguenti cambiamenti finanziari. Importante, secondo FNOPI, anche modificare i criteri di accesso ai corsi di laurea triennali.

Da ultimo, ma non per importanza, occorre cambiare i modelli organizzativi delle realtà sanitarie, così da assicurare maggiore autonomia agli infermieri e una nuova riqualificazione: si chiede che vi sia un riconoscimento della branca assistenziale infermieristica nel LEA, oltre che di avere sbocchi di carriera e professionali maggiori e nuovi nella forma. Insomma, chi sceglie la professione infermieristica deve sapere che, se interessato e disposto a impegnarsi, può salire di livello e responsabilità.

Secondo Barbara Mangiacavalli, presidente FNOPI, «nessuna altra soluzione può essere ritenuta adeguata se prima non saranno messe in atto queste nuove misure strutturali. Senza un deciso e immediato cambio di rotta è a rischio l’applicazione dell’articolo 32 della Costituzione».

Barbara Mangiacavalli, presidente FNOPI

Essenziale anche aumentare del 200% l’indennità di specificità infermieristica e intervenire sulle modalità di reclutamento e ingaggio degli infermieri all’interno delle strutture, che devono avvenire tramite concorsi mirati e in base alle competenze e specializzazioni sviluppate dal singolo professionista.

Un accesso basato sul merito, quindi, che dia la percezione agli infermieri che le proprie fatiche sono riconosciute e portano a una crescita professionale. Far tornare a crescere le iscrizioni è importante anche per fronteggiare l’annua uscita dal mondo del lavoro di 10.000 infermieri, destinati a divenire 20.000 dal 2029 e la fuga di circa 3000-3500 infermieri l’anno verso l’estero, dove le possibilità e le condizioni di lavoro sono migliori.