Diritti di genere dopo la prostatectomia

Focus sugli eventi avversi da prostatectomia: il 32% dei pazienti riporta incontinenza urinaria, il 54% disfunzione erettile postoperatoria. Servono rimborsi adeguati e maggiore uniformità di servizi lungo lo Stivale.

Si parla spesso di diritti delle donne, dimenticandosi a volte che anche gli uomini hanno diritti spesso non rispettati. Un esempio riguarda ciò che accade dopo un intervento di prostatectomia, un intervento che ogni anno interessa circa 20 mila uomini, parecchi dei quali sperimentano danni funzionali postoperatori importanti, come incontinenza urinaria (32%), disfunzione erettile (54%) e perdita della capacità di concepire, spesso senza ricevere un adeguato supporto da parte degli specialisti. Si è iniziato a discutere del tema un paio di anni fa, ma le cose sono cambiate poco a oggi.

Il gruppo biomedicale DBI ha promosso l’evento “Diritti di genere dopo l’intervento chirurgico di prostata”, ospitato a Milano dall’Institute for Advancing Science di Boston Scientific. Per aumentare la consapevolezza della popolazione maschile rispetto ai diritti che possono richiedere in caso di lesioni funzionali da resezione della prostata, è stata ideata l’iniziativa “Il camper che funziona!”, per somministrare un questionario alla popolazione maschile su salute urinaria e sessuale per, eventualmente indirizzare alla visita specialistica adeguata.

Alcuni dei problemi da affrontare

Uno dei problemi da affrontare, quando si abbia in carico un paziente con disfuzioni funzionali dovute alla resezione della prostata, è che le soluzioni terapeutiche disponibili non sono adeguatamente inseriti all’interno dei LEA, quindi anche i rimborsi non sono garantiti.

Francesca Merzagora, presidente di Fondazione Onda, ha ricordato che sono 156 le strutture ospedaliere italiane insignite del Bollino Azzurro perché attente alla gestione di queste complicanze funzionali.
Si può certamente fare di più. Per esempio, come sottolineato dal position paper “Recupero funzionale dell’incontinenza urinaria e della disfunzione erettile nel paziente in terapia per tumore alla prostata”, redatto a più mani e presentato durante il convegno, c’è ancora molta disomogeneità sul territorio italiano, così che alcuni pazienti riescono a godere di soluzioni efficaci per contrastare la disfunzionalità e altri no. Aiuterebbe, inoltre, riorganizzare i servizi affiancando ai percorsi oncologici anche quelli funzionali.

Che fare quando la riabilitazione e i trattamenti farmacologici non raggiungono l’esito desiderato?
Tanto l’incontinenza urinaria quanto la disfunzione erettile possono essere gestite con un impianto protesico. Si parla di sling o sfintere urinario nel primo caso e di protesi peniena nel secondo. L’importante è che possano accedere a queste soluzioni tutti i pazienti che ne hanno bisogno, per questo la Società Italiana di Urologia si fa carico di portare la questione all’attenzione di chi di competenza.

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