Dispositivi per diabetici, la Lombardia studia cambiamenti nella distribuzione

Durante un evento organizzato da Italian Health Policy Brief, si è parlato di nuovi modelli di governance del diabete, che in Lombardia colpisce circa 570 mila persone, di cui 180 mila residente nell’Area Metropolitana di Milano.
Sarebbero, invece, circa 60 mila le persone diabetiche ancora senza diagnosi. La spesa pro capite annua per questi pazienti è intorno a 3 mila euro, che in un anno sono circa 1,7 miliardi.

Il necessario cambio di passo potrebbe venire dall’incremento dell’uso dei più moderni sistemi di monitoraggio della glicemia, ovvero i real time Continuous Glucose Monitoring (rt-CGM) e l’intermittently scanned Continuous Glucose Monitoring (is-CGM).

Tra i due, i dispositivi più diffusi tra i malati di diabete sono gli rt-CGM, ma stando a dati ARNO l’uso dei CGM è ancora troppo basso: lo dimostra una spesa per questi dispositivi sostanzialmente stabile tra il 2019 (4%) e il 2022 (6%).
Un vero peccato, perché la letteratura ci dice che un monitoraggio costante della glicemia consente di gestire al meglio la patologia diabetica: dopo soli 3-6 mesi di un uso costante, si vedono riduzioni di emoglobina glicata e glicemia.

Inoltre, questi dispositivi consento di stratificare la popolazione in base al rischio e scegliere per ogni paziente il percorso terapeutico più adeguato. Perché, allora, sono poco utilizzati? Il problema risiede, probabilmente, nell’esigenza di formare il paziente e i suoi caregiver rispetto all’uso di questi CGM.

Inoltre, dato il basso utilizzo, si tratta di dispositivi ancora costosi. Tuttavia, portano un netto beneficio per il paziente, garantendo allo stesso tempo la sostenibilità del sistema. Proprio per questa ragione, il Consiglio regionale lombardo ha deciso di approvare la mozione 809/2022 che concerne le misure dedicate ai pazienti diabetici per migliorarne l’accesso ai dispositivi CGM.

La mozione prevede, tra le altre cose, di valutare alcuni interventi: una distribuzione più capillare di questi dispositivi, appoggiandosi anche a farmacie e case di comunità; estendere la fornitura a una durata annuale; prevedere corsi di formazione per medici di medicina generale su questi dispositivi, perché possano parlare in modo più competente con i propri assistiti diabetici.

In questo contesto, diventa importante il ruolo del farmacista di comunità, come spiega Andrea Mandelli, presidente della Federazione Ordini Farmacisti Italiani: «i farmacisti di prossimità hanno mostrato nella recente pandemia come il forte rapporto di fiducia che li lega ai cittadini rappresenti un potente strumento per abbattere il muro di diffidenza nell’approcciarsi a modalità innovative di prevenzione e cura, in grado di ridurre il peso della malattia nella quotidianità e migliorare la qualità di vita».

Informare, quindi, ma anche semplificare, garantendo un accesso ai dispositivi più semplice e capillare, e, in definitiva, rendere il sistema di cura del diabete più sostenibile. Non manca chi parla di risparmio.
Al momento in Lombardia sarebbero circa 100 mila i possibili utilizzatori di questi dispositivi; pensando di arrivare a 45 mila dispositivi in utilizzo, si potrebbero risparmiare più di 30 milioni di euro l’anno. Ora alle manifestazioni di interesse devono seguire scelte e azioni chiare e direzionate.