Ecografi 3D e fusion biopsy per la diagnosi del carcinoma prostatico

Paolo Puppo, a sinistra, con la sua equipe
Paolo Puppo, a sinistra, con la sua equipe

Il tumore della prostata è la più frequente neoplasia nell’uomo: si calcola un rischio del 15% di sviluppare un carcinoma prostatico clinicamente evidente nel corso della vita. La diagnosi si basa su parametri clinici e di laboratorio ma non può prescindere dalla biopsia. Proprio nell’ambito della biopsia prostatica dell’Istituto Clinico Beato Matteo (Gruppo San Donato) è stata introdotta per la prima volta in Lombardia un nuova tecnologia che rivoluziona sia il modo di eseguirla sia l’attendibilità dei risultati.

Fino a oggi per eseguire una biopsia l’urologo poteva contare su un’immagine ecografica a ultrasuoni, che però non è in grado di mostrare visivamente la distinzione tra tessuto sano ed eventuale tessuto tumorale; per avere un risultato sufficientemente attendibile si doveva effettuare una sorta di mappa della prostata, prelevando numerosi campioni di tessuto. Questo metodo non permette di verificare l’effettiva collocazione spaziale dei prelievi. A questo problema si sta ovviando con ecografi tridimensionali e software appositi che simulano, ricostruiscono e registrano il percorso dell’ago all’interno della prostata.puppo

«La tecnologia presente al Beato Matteo permette di avere un controllo di qualità del prelievo e la ragionevole certezza di aver effettuato un valido mappaggio della prostata. L’immagine della prostata è in tre dimensioni: il software ricostruisce il passaggio dell’ago, lo registra e consente di simulare il prelievo, così da poterlo migliorare ed eventualmente cambiare direzione in caso di errore», spiega Paolo Puppo, responsabile dell’Unità di Urologia Oncologica e Mininvasiva dell’Istituto Clinico Beato Matteo.

Oltre agli ecografi tridimensionali è stata introdotta un’ulteriore tecnologia in grado di trasferire le informazioni della risonanza magnetica all’ecografo mentre viene effettuata la biopsia. Un particolare software “fonde” i dati di elevata sensibilità della Rm sull’immagine ecografica 3D, consentendo all’urologo un mappaggio chiaro della prostata e la visione del tessuto tumorale differenziato dal tessuto sano. La “fusion biopsy “ o biopsia con fusione consente quindi di prendere la mira  e concentrare la biopsia sulle zone sospette, aumentando significativamente l’accuratezza diagnostica dell’esame ed evitando esami inutili. A questo proposito sta entrando in funzione al Beato Matteo la nuova risonanza magnetica dotata di bobina endorettale apposita per lo studio della prostata.