Collaborare per individuare le migliori strategie prescrittive per ridurre le liste d’attesa e garantire ai pazienti che ne hanno bisogno di effettuare gli esami diagnostici.
Quello delle liste d’attesa è un problema sempre più impattante sul nostro sistema sanitario, oltre a una delle ragioni primarie che portano un cittadino a decidere di rivolgersi al privato per l’esecuzione di una visita specialistica o esame diagnostico. Varie le cause che concorrono all’allungamento delle liste d’attesa, tra cui l’invecchiamento della popolazione che accresce il bisogno di cura e l’introduzione di PDTA sempre più complessi e costosi.
Parte del problema sta poi nella inappropriatezza prescrittiva e, quindi, nell’esecuzione di esami non necessari che intasano le liste d’attesa e consumano risorse pubbliche. Si penserà che negli anni si sia riusciti a portare quasi a zero questo fenomeno, ma non è così. In Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva, per esempio, si parla di un 25% di prescrizioni inappropriate per gli esami endoscopici di primo livello.
In questo contesto, diventa quantomai importante individuare nuove strategie, capaci di migliorare il livello prescrittivo e anche la decisione delle tempistiche, così da facilitare l’erogazione degli esami.
Di questo tema si è parlato anche durante il 30° Congresso Nazionale delle Malattie dell’Apparato Digerente (FISMAD), in particolare durante una tavola rotonda condotta per «mettere a confronto le esperienze maturate nelle singole realtà regionali sul tema delle liste di attesa partendo dal presupposto che, in questo ambito, ogni modello non possa prescindere da una stretta alleanza tra istituzioni, cittadini e professionisti», precisa il presidente nazionale dell’Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti Digestivi Ospedalieri Marco Soncini e direttore di Dipartimento Medico presso l’Ospedale Manzoni ASST di Lecco.
Durante l’evento si è discusso anche dell’impatto che l’approccio RAO (Raggruppamento di Attesa Omogeno) di Agenas può avere sull’erogazione di esami endoscopici digestivi, con l’esclusione delle situazioni di Urgenza che di norma vengono gestite in Pronto Soccorso all’arrivo del paziente.
L’approccio RAO
Nato grazie alla collaborazione di 85 società scientifiche, diversi enti centrali, le Regioni e le Province Autonome e Cittadinanzattiva, il RAO “ha l’obiettivo di differenziare i tempi di attesa per i cittadini/pazienti che accedono alle prestazioni specialistiche ambulatoriali erogate direttamente dal SSN o per conto del SSN, in base a criteri clinici espliciti” (cit. “Manuale operativo” – https://www.agenas.gov.it/images/agenas/In%20primo%20piano/RAO/Manuale_RAO_13_gen.pdf) , riassunti in apposite tabelle. Il manuale contiene in tutto 77 tabelle relative a 109 prestazioni.
Per quanto riguarda l’ambito gastroenterologico, le prestazioni incluse sono 3: gastroscopia, colonscopia e prima visita gastroenterologica. Gli elementi considerati per stabilire la priorità della prescrizione sono: severità del quadro clinico, prognosi, evoluzione del quadro clinico nel breve periodo, presenza di sintomatologia o deficit funzionale e, se disponibili, valutazione di documenti di riferimento come linee guida o PDTA.
Perché il RAO diventi funzionale è però necessaria la collaborazione tra gli attori coinvolti, dal medico prescrittore a quello esecutore, comprendendo anche il paziente: serve infatti un periodo di monitoraggio per migliorare la concordanza tra priorità della prescrizione e reale erogazione. L’obiettivo è di raggiungere una concordanza dell’80%-90% per le prestazioni di fascia B e D, le più frequenti. Il Congresso FISMAD è stato occasione per presentare alcuni casi virtuosi che possano ispirare e contaminare altre realtà.