Evoluzione dell’ecoendoscopia

Alberto Larghi

L’ecoendoscopia è un sodalizio tra strumento endoscopico ed ecografia, è una tecnica relativamente giovane e in evoluzione sia sul versante diagnostico sia su quello terapeutico.

Il Policlinico Gemelli di Roma è un centro di riferimento in materia, con oltre 2 mila procedure effettuate ogni anno. Di ecoendoscopia si è parlato nel corso del convegno online EUS Skyline, al quale hanno preso parte specialisti da tutto il mondo (Giappone, Cina, Australia, India, Egitto, Europa, Usa, Canada, Brasile, Ecuador, Costa Rica), rappresentanti i 5 continenti, con trasmissione di 12 ore di casi live e letture magistrali.
Gli organizzatori sono stati il dott. Alberto Larghi del Gemelli e il prof. Schalk van der Merwe dell’Ospedale Universitario di Lovanio (Belgio).

«L’ecoendoscopia», spiega il dott. Larghi, fondatore del servizio di ecoendoscopia presso il Policlinico Universitario A. Gemelli Irccs, docente di Endoscopia Interventistica all’Università Cattolica, Campus di Roma, «è un esame effettuato per mezzo di un endoscopio, simile a quello in uso per la gastroscopia, attrezzato con una sonda ecografica sulla punta, che una volta posto nel tratto gastro-intestinale superiore o in quello inferiore, permette di studiare non solo le pareti dei visceri, ma soprattutto di guardare oltre, al di fuori di essi, per identificare se vi sono delle formazioni potenzialmente patologiche di natura solida e cistica. Queste possono essere sottoposte a biopsia, tramite uno speciale ago che viene fatto passare all’interno dello strumento, per essere poi analizzate dall’anatomopatologo.

Questo esame viene utilizzato soprattutto nei pazienti con sospette patologie neoplastiche a livello del mediastino, dell’addome (pancreas, vie biliari, lesioni contigue a stomaco o duodeno) e della pelvi (lesioni adiacenti al tratto intestinale come recidive di tumori del retto o ginecologici o tumori primitivi)».

Negli ultimi dieci anni la metodica ecoendoscopica, inizialmente solo diagnostica, si è andata evolvendo anche in ambito terapeutico/interventistico.

«In ecoendoscopia oggi possiamo drenare le raccolte pancreatiche che si formano ad esempio dopo una pancreatite acuta e che possono infettarsi se non trattate; altre indicazioni sono rappresentate dal drenaggio delle vie biliari in pazienti con tumori che comprimono il tratto distale della via biliare stessa o dal drenaggio della colecisti in pazienti con colecistite acuta e ad alto rischio chirurgico; è anche possibile confezionare delle anastomosi, cioè un collegamento tra stomaco e intestino, nei pazienti con neoplasie ostruttive, che non permettono loro di alimentarsi e per le quali in passato potevamo solo ricorrere a un intervento chirurgico tradizionale.
Oggi è anche possibile effettuare trattamenti ablativi (distruttivi con calore) con radiofrequenza di tumori del pancreas o recidive di tumori ginecologici.

E in futuro potrebbe svilupparsi un’ulteriore possibilità terapeutica, cioè quella di somministrare dei farmaci (terapie geniche o farmacologiche) direttamente all’interno del tumore, sotto guida eco-endoscopica. Nel corso del convegno si parlerà infine anche di brachiterapia, effettuata mediante iniezione nel pancreas di radioisotopi terapeutici (fosforo-52)».

«Questo evento», conclude il prof. Guido Costamagna, direttore del Dipartimento Universitario di Medicina e Chirurgia Traslazionale all’Università Cattolica e direttore della UOC di Endoscopia Digestiva Chirurgica al Policlinico Universitario A. Gemelli Irccs, «nato dalla collaborazione di due storiche Università Cattoliche, è stato occasione per aggiornarsi sul ruolo importantissimo sia diagnostico sia terapeutico dell’ecoendoscopia digestiva. La partecipazione dei maggiori Centri a livello mondiale a questa giornata è garanzia di qualità dell’insegnamento».