A fine luglio sono stati presentati i dati di un’indagine nazionale sulla preparazione di farmaci antiblastici condotta di QuintilesIMS, società che opera nell’offerta integrata di informazioni e tecnologia per il mondo della salute. Sotto la lente di ingrandimento, 400 centri ospedalieri che operano in questo ambito.
Il quadro emerso è, come spesso accade nel nostro Paese, molto frammentato: solo il 45% dei centri interpellati gestisce infatti i processi di preparazione dei chemioterapici antiblastici all’interno di un UFA (Unità Farmaci Antiblastici), il 35% si muove senza centralizzazione delle attività e il 25% acquista i farmaci da terzi.
QuintilesIMS ha quindi organizzato a Milano dei tavoli di lavori che hanno visto diverse figure coinvolte discutere per dare indicazioni utili al miglioramento di questo delicato ambito: c’erano direttori sanitari, farmacisti ospedalieri responsabili di UFA e oncologi. Dal loro lavoro sono emerse alcune proposte: fare rete tra gli UFA già esistenti sul territorio; definire una soglia minima di preparazioni giornaliere perché un centro possa essere definito UFA, per aumentare gli standard qualitativi e di sicurezza; formare meglio gli operatori dedicati alla preparazione di questi farmaci; ideazione di nuove strategie per ridurre gli elementi di stress di chi opera in un UFA; informatizzare tutta la filiera della terapia oncologica, dalla prescrizione alla somministrazione, introducendo per esempio il bracciale elettronico e software che dialogano tra loro; coinvolgere il paziente nel proprio percorso terapeutico.
Stefania Somaré