Il glaucoma è la seconda causa di cecità al mondo e la prima irreversibile.
Secondo l’OMS, ne soffrono 55 milioni di persone nel mondo. Solo in Italia circa un milione di persone ne è colpito.
Il glaucoma è una patologia legata all’aumento della pressione interna all’occhio che porta nel tempo alla degenerazione dei nervi ottici.
Il campo visivo periferico è il primo a essere colpito, solo successivamente la degenerazione colpisce anche i neuroni nella zona centrale della retina.
«Esistono vari tipi di glaucoma», sottolinea il prof. Michele Iester del Dipartimento di Neuroscienze, Riabilitazione, Oftalmologia, Genetica e Scienze Materno-Infantili dell’Università di Genova, «quello primario ad angolo aperto, che è il più frequente in Europa, e quello ad angolo chiuso, più diffuso nei Paesi asiatici. Esiste poi il glaucoma congenito, che colpisce i bambini. Il glaucoma primario ad angolo aperto ha un’incidenza dello 0,5% della popolazione di 40 anni, percentuale che sale al 2% nei soggetti di 80 anni».
Data l’iniziale insorgenza nel campo visivo periferico, va da sé che l’indagine del campo visivo è uno strumento fondamentale per individuare un glaucoma ai suoi primi passi. Prima si fa la diagnosi e iniziano le terapie, migliori sono i risultati. Anche l’imaging ha un ruolo primario.
Il ruolo del medico di medicina generale
Quando si parla di occhi, il ruolo del medico di medicina generale è sostanzialmente di carattere preventivo. Il glaucoma ha una certa familiarità, quindi pazienti con casi in famiglia di questa patologia dovrebbero fare controlli a partire dai 40 anni, anche in assenza di sintomi.
In particolare, è consigliabile almeno un controllo ogni tre anni tra i 40 e i 50 anni, uno ogni due anni tra i 50 e i 60 anni e un controllo annuale dopo i 60 anni.