Cataratta: ripercussioni sui pazienti di un tariffario LEA inadeguato

Con l’ultima revisione dei tariffari LEA la cataratta rischia di uscire dal SSN con conseguenze sociali catastrofiche. La denuncia e l’appello degli esperti in occasione di una conferenza ospitata alla sala stampa della Camera dei Deputati il 3 aprile scorso.

L’ultima revisione dei tariffari LEA – che sarebbe dovuta entrare in vigore nel mese di aprile, ma che è stata prorogata a gennaio 2025 – prevede la riduzione a 800 euro del rimborso per l’intervento di cataratta alle strutture del SSN; una cifra troppo esigua per coprire i costi vivi sostenuti delle strutture: dal personale alle sale operatorie, alle tecnologie innovative. Una scelta questa che, se dovesse andare concretamente in porto, rischia di tradursi in una catastrofe sociale.  

La denuncia è stata fatta dal prof. Francesco Bandello, direttore della Clinica Oculistica Università Vita Salute Irccs Ospedale San Raffaele Milano e presidente dell’Associazione Pazienti Malattie Oculari, nonché da un nutrito panel di medici oculisti, lo scorso 3 aprile, nella Sala Stampa della Camera dei Deputati nel corso dell’incontro: “Sanità pubblica senza cataratte. Così l’oculistica sta scomparendo dal SSN”, promosso dall’Associazione Italiana Pazienti Oculari in collaborazione con A.I.M.O. Associazione Italiana Medici Oculisti e con S.I.S.O. Società Italiana Scienze Oftalmologiche, con il contributo non condizionato di Bruschettini srl.

Difatti, ha spiegato il prof. Bandello, «se questa revisione entrerà veramente in vigore, i direttori generali delle Aziende Sanitarie decideranno di non lavorare in perdita e spingeranno i medici a eseguire sempre meno cataratte, lasciando due alternative alle persone: chi potrà pagarsi il privato o l’assicurazione, si farà operare. Chi non avrà i mezzi, diventerà cieco o ipovedente».

L’oculistica già da anni viene considerata una specialità non prioritaria, di tipo elettivo, sulla quale è possibile risparmiare, fino a farla scomparire dal SSN.

Questa scelta, tuttavia, rischia di essere l’anticamera di una catastrofe sociale.

Una scelta miope dai costi sociali altissimi

«Questo provvedimento avrà degli altissimi costi sociali e non permetterà di erogare le prestazioni assistenziali con adeguati standard di qualità ed efficienza. A pagare il prezzo sarà il paziente», ha sostenuto il prof. Teresio Avitabile, presidente della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche S.I.S.O. «La vista è un bene troppo prezioso e deve essere tutelato. È necessario un drastico cambiamento di rotta per riportare il bene del paziente e della comunità al centro dell’attenzione. Ci batteremo per questo».

«L’oculistica è e rimane la disciplina con il miglior rapporto costo-beneficio in tutto l’orizzonte medico secondo l’OMS», ha specificato Alberto Quadrio Curzio, professore emerito di Economia Politica all’Università Cattolica di Milano e presidente onorario dell’Associazione Pazienti con Malattie Oculari. «Da una buona vista dipendono: autonomia personale, risultati scolastici, aggiornamento delle competenze professionali, prevenzione degli infortuni sul lavoro. Perdere la vista, oltre al danno alle persone in termini di sofferenza, implica anche un costo sociale ed economico – mancati guadagni, peso sulle famiglie, assistenza di invalidità, esclusione – un costo che sarebbe enormemente più alto di quanto costerebbe mantenere la salute visiva dentro il SSN».

I risultati della survey 

Nel corso dell’incontro sono stati presentati i risultati di un sondaggio condotto da EuroMedia Research su 1.000 italiani over18: “Gli italiani e le cure oculistiche”, che non fa che confermare le preoccupazioni espresse. A fronte di circa dei ¾ degli italiani che dichiara di dedicare attenzione ai propri occhi con la prevenzione e la cura dei difetti visivi – percentuale questa che raggiunge l’81,5% tra gli over 65 – il 5,5% della popolazione non si è mai sottoposto ad una visita oculistica nel corso della vita e questo, prioritariamente, a causa delle lunghe liste di attesa o dei costi troppo elevati. Tra coloro che effettuano i controlli regolarmente, il 52,1% del campione si è rivolto a uno studio privato a fronte di un 21,6% che si è indirizzato verso un ospedale pubblico. Potendo scegliere dove effettuare una visita oculistica, circa la metà del campione, a reddito medio-basso, opterebbe per una struttura pubblica a causa dei costi elevati; l’altra metà, a reddito medio-alto, si rivolgerebbe a strutture private per evitare i lunghi tempi di attesa. Altresì, solo il 12,9% dei cittadini dichiara di avere una polizza assicurativa che copre le spese oculistiche. L’82% ha espresso preoccupazione per l’uscita dell’oculistica dal sistema di cure pubblico, una evenienza questa che, se dovesse concretizzarsi, implicherebbe la rinuncia alle cure per 1 cittadino su 2 a causa dell’assenza di mezzi economici.

Le tre possibili soluzioni

Lo scenario sopra descritto rischia di determinare conseguenze sociali e costi elevatissimi, evidenziando una scarsa lungimiranza della politica. Al danno visivo a carico dei cittadini si assocerebbe un danno per la professione e la formazione – l’uscita dal SSN dell’oculistica andrebbe a ridurre il numero di professionisti che sceglierebbero questa specializzazione. A ciò si aggiunga l’evidente danno economico: la cataratta interessa, in prevalenza, una popolazione over65 (in continuo aumento) che, se ipovedente, andrà incontro a maggiori incidenti domestici, fratture, e problemi correlati che andranno ad aggravare le spese sanitarie. 

A tacere delle liste di attesa, che già oggi superano i 18 mesi, le quali rischiano di allungarsi a dismisura, al punto tale, è facile prevedere che l’intervento di cataratta in ospedale diventerà un’illusione.

«Se questa è la decisione del Governo, il Governo deve trovare il coraggio di ammetterlo. Dobbiamo dare alle persone il tempo di prepararsi. La scelta di trascurare l’Oculistica in quanto disciplina non salvavita potrebbe sembrare comprensibile in un periodo in cui la domanda di salute eccede le risorse disponibili, ma in realtà è completamente priva di lungimiranza», ha concluso il prof. Bandello.

Le strade percorribili sono, dunque, tre: che il Governo modifichi i LEA, permettendo agli ospedali di ricevere almeno 1.000 euro per intervento; che il Governo indichi un livello di reddito al di sotto del quale la cataratta viene garantita dal SSN; che il Governo ammetta in maniera trasparente che tutti i cittadini e le cittadine devono pensare di sottoscrivere un’assicurazione sanitaria per la salute visiva.