Indagine Acoi, rischio clinico e rc professionale

Diego Piazza
Diego Piazza

Travolti dalle troppe denunce, rischiamo di avere medici intimiditi e non motivati, che ricorrono sempre più alla pratica della “medicina difensiva” (richiesta di indagini diagnostiche non indispensabili, mancato ricorso a interventi più “rischiosi” ma magari anche più efficaci ecc.) o che fugge da specializzazioni – già succede con Ortopedia e Ginecologia – necessarie, ma più esposte ai rischi di un’azione giudiziaria. Sono queste le amare conclusioni a cui giunge Diego Piazza, presidente dell’Associazione chirurghi ospedalieri italiani (Acoi), illustrando i risulati di un’idagine su “Rischio clinico e rc professionale”, condotta nella scorsa primavera intervistando 729 chirurghi soci Acoi, per verificare il grado di conoscenza della normativa che disciplina la responsabilità professionale e, parallelamente, il livello di preoccupazione e informazione della categoria su condizioni e costi della responsabilità civile professionale e i loro bisogni d’aggiornamento professionale sulla materia. I risulati sono chiari e preoccupanti: l’80% dei chirurghi interpellati ha infatti già subito un “esposto o una denuncia” nel corso della sua carriera. Per l’86% il rischio di subire una denuncia da parte dei pazienti è tra i fattori di maggiore preoccupazione professionale, seguito da quello di perdere il proprio patrimonio personale (83%), la propria reputazione professionale (77%) o adirittura il posto di lavoro (41%). E il timore di incorrere in una denuncia si riflette sulla pratica professionale a scapito del sistema e dei pazienti: il 54%, infatti, confessa d’aver prescritto esami strumentali “in misura superiore a quella che riteneva sufficiente”, il 48% ha prescritto più esami di laboratorio, il 42% più visite specialistiche, il 27% più ricoveri e il 20% ha prescrito più farmaci. Il 92%, inoltre, ritiene inoltre che le norme sulla responsabilità civile medica abbiano ripercussioni sullo svolgimento del rapporto medico/paziente e ben il 73% “si è sentito condizionato ad effetturare scelte professionali solo a causa della conflittualità medico legale”. E tutto ciò è aggravato dalla scarsa chiarezza della situazione dal punto di vista normativo: riguardo alla Rc professionale, infatti solo l’8% dei chirurghi interpellati si si dice “molto informato”; mentre sono “poco o per niente informati” sulle condizioni delle polizze il 57% e sui costi il 52%. Non è un caso, quindi che per l’aggiornamento professionale, i soci Acoi esprimano una decisa preferenza su materie di “gestione dell’evento avverso” (57%), “gestione del rischio” (52%) e concetto di “responsabilità civile” (46%).