Ingegnere clinico figura centrale dell’innovazione tecnologica in sanità

Si è aperto alla Fortezza da Basso di Firenze il 23° Convegno nazionale dell’Associazione Italiana Ingegneri Clinici, evento che coincide con il 30° anniversario della fondazione dell’associazione e che già nel titolo lancia un messaggio chiave: “Innovazione e accessibilità: il governo delle tecnologie sanitarie come sfida sociale”.

“I numeri degli ingegneri clinici sono in costante crescita (oggi gli iscritti ad AIIC sono 1976, ndr)”, ha sottolineato Umberto Nocco, presidente AIIC, “e indicano una distribuzione geografica omogenea tra Nord (39%), Centro (23%) e Sud (38%).
La componente giovane è sempre più rilevante, mentre la componente femminile sta diventando maggioritaria, anche se oggi c’è assoluta parità nell’equilibrio dei generi”.

Nell’identikit dell’ingegnere clinico in Italia si nota che il 56% è occupato in area pubblica e il 33% nell’area dei servizi.
“I dati dimostrano il fatto che proprio il settore della sanità pubblica ha compreso l’importanza di questa professione”, ha concluso Nocco. “Trent’anni di lavoro puntuale e incessante a servizio del SSN e dei cittadini dimostrano la loro efficacia e utilità. Il nostro continuo aggiornamento, gli interventi in ordine a sicurezza, manutenzione e implementazione, la disponibilità dimostrata anche in periodo pandemico a supportare ogni criticità con le competenze che sono specificamente nostre sono oggi la miglior carta di presentazione di una professione che è riconosciuta come chiave di una sanità avanzata e di qualità, vale a dire la sanità del futuro”.