Nel 2024 l’Italia ha effettuato 4692 trapianti, numero in crescita del 5% rispetto al 2023 e che conferma il trend delineatosi negli ultimi anni. A favorire questo incremento c’è anche la tecnologia e, in particolare l’avvento dell’Intelligenza Artificiale. Grazie alla possibilità di analizzare in tempo reale un grande numero di dati, i sistemi di intelligenza artificiale potrebbero favorire il matching tra donatore e ricevente e molto altro ancora.
Si tratta di un connubio recente, che necessita ancora di studio e sperimentazione per individuare soluzioni utili e applicabili in tutti i centri trapianti, italiani e non.
Un progetto del Politecnico di Torino, promosso da Fondazione Donazione Organi e Trapianti – DOT, ha l’obiettivo di migliorare il matching, attraverso il confronto istantaneo di una serie complessa di variabili del paziente e dell’organo, e delle tecniche di conservazione e trasporto degli organi, per ottimizzare le procedure di perfusione e minimizzare i tempi d’attesa.
Il progetto intende, inoltre, formare nuovi esperti nel campo, sia per la parte clinica sia per quella di ricerca. Il primo passo concreto in questa direzione è già stato effettuato: il Politecnico di Torino ha infatti aperto una posizione nel corso di dottorato interateneo in Bioingegneria e Scienze Medico-Chirurgiche.
Vediamo quale potrebbe essere l’impatto dell’uso dell’IA nel settore dei trapianti.
Vantaggi e zone d’ombra derivati dall’applicazione dell’IA
«Questo progetto è un passo avanti nell’uso dei dati e delle simulazioni, necessari non solo per il trapianto stesso ma per tutto il processo decisionale che porta all’intervento.
Creare strumenti concreti, come i gemelli digitali degli organi, è uno degli obiettivi a cui lavoriamo in questo senso: queste versioni virtuali degli organi, create grazie alla ricostruzione e all’analisi di tantissime variabili, consentono di riconoscere informazioni fondamentali che all’occhio umano e agli strumenti attualmente in uso potrebbero sfuggire.
Questo lavoro non serve solo a migliorare i trapianti oggi, ma anche a creare un’eredità di conoscenze per il futuro», spiega Marco Deriu, professore ordinario del Politecnico di Torino e tutor del progetto.
Come sempre, l’avanzamento tecnologico porta con sé una serie di risvolti etici che devono essere tenuti in considerazione, come sottolineato da Mauro Rinaldi, presidente di Fondazione DOT e direttore Centro Trapianti di Cuore e Polmone delle Molinette, AOU Città della Salute e della Scienza di Torino: «i risvolti etici di questo sviluppo sono di grandissima importanza, così come il problema della sostenibilità: queste tecnologie sono molto costose sia in termini economici che energetici, quindi vanno utilizzate con grande cautela. La strada per il futuro, però, è in larga parte già tracciata».
Grazie all’intelligenza artificiale sarà possibile individuare i migliori match tra donatori e pazienti, come già evidenziato, ma non solo: i clinici potranno anche conoscere il rischio di rigetto di ogni ricevente, stabilendo un conseguente monitoraggio atto a modulare le terapie immunosopressive nel tempo o adottando altre strategie per proteggere l’organo trapiantato.
Gli aspetti legali
Se si vogliono sviluppare soluzioni adeguate a tutti, sarà necessario poter accedere a banche dati diffuse in tutto il pianeta: in caso contrario il rischio è di trarre conclusioni valide solo per alcuni parti della popolazione, magari per alcune etnie.
Spiega Guido Boella, docente di Informatica e vice rettore vicario per le tematiche sull’intelligenza artificiale dell’Università di Torino, Dipartimento di Informatica: «uno dei grandi temi legati alla creazione degli algoritmi per l’IA in medicina è quello dei bias, i risultati distorti.
A oggi, infatti, i sistemi allenati sui dati esistenti sono sbilanciati, perché lavorano su informazioni provenienti in grandissima parte da persone di etnia caucasica, prevalentemente maschi statunitensi possessori di assicurazioni sanitarie e quindi di un certo livello reddituale, oppure su dati di provenienza cinese e coreana.
Questo significa che i sistemi di IA potrebbero funzionare meglio per alcune fasce della popolazione mondiale e meno su altre, e comunque non sarebbero efficienti per tutte le persone».
C’è poi da considerare l’aspetto legale della questione. In Europa, per esempio, per poter utilizzare dati personali occorre in ricerche di intelligenza artificiale occorre seguire le indicazioni dell’AI ACT e del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR). Non è detto che questi parametri siano utilizzati in altri Paesi.
Per quanto riguarda l’agire a livello globale, una soluzione potrebbe risiedere nella definizione di alcune aree di ricerca che non dovranno sottostare agli standard normativi tradizionali per la privacy, ma muoversi in maniera più libera. L’Europa si sta già muovendo in questa direzione ed è possibile che la medicina dei trapianti ricada in questo contesto.
Fonte: https://www.polito.it/ateneo/comunicazione-e-ufficio-stampa/poliflash/l-intelligenza-artificiale-rivoluziona-i-trapianti